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Natalia è una giovane cantautrice argentina, che vive a Barcellona, e sulla cover del suo nuovo cd “Nectar” si fa strisciare sul candido viso una collana di pietre nere. Per quanto riguarda la musica, invece, il concetto estetico che sottende l’album è tutto nella volontà di confezionare brani pop dall’inequivocabile ispirazione latina (accenni flamenco, tango e contegnosi tropicalismi) modernizzati attraverso ritmiche in quattro quarti, arrangiamenti (trip) pop e timidi bjorkalismi. In tal senso, la Clavier può ritenersi soddisfatta dalla compattezza dello smalto rosso sfoggiato in copertina e dell’uniformità e della mitezza della sua produzione musicale. Certo qualche scratch suona davvero improponibile e l’effetto lounge sembra un po’ troppo ingenuamente abusato, ma, senza risultare eccessivamente passatista o presentista, “Nectar” rivela una certa e sommaria cura per le canzoni.
I testi in spagnolo giocano con parole sensuali e confusamente filosofiche e la musica, discreta, accompagna la timbrica soffice e piena di Natalia. Probabilmente quello che proprio manca è il pezzo forte che trascini il disco fuori dal nulla espressivo nel quale indolente galleggia. Ci provano a ricoprire questo ruolo, senza particolare successo, prima, “El Arbor”, con la sua malinconica ed educata sensualità e, poi, gli archi vetrati sulla ritmica più contemporanea di “Ay De Mi”. Ci sono passaggi nei quali maggior eclettismo, o solamente osare un po’ di più con effetti elettronici e synth, non avrebbe nuociuto al sound dell’album, ma evidentemente in studio non c’era nessuna intenzione di rischiare tali eventualità. Per trattenere sulla pelle il prezioso profumo del passato e, al tempo stesso, il bagliore illuminante del futuro (già passato), le accorate composizioni di Natalia Clavier hanno scelto l’isola franca della pop music: ciò è evidente nella ballata flamenco “Mi Metica”, nella dolce title-track e nella finale e zuccherosa (proprio come un mojito annacquato) “Tiempo”.
Consiglio “Nectar”, disco edito nel 2008 dalla ESL Music, a tangheri tangheiri e vecchi milonghisti in pensione (o in disintossicazione) e, soprattutto, a eroici anacoreti dell’happy hour, che soli, con i loro problemi e il loro martini dry troveranno, con queste note, il sottofondo ideale ai loro pensierosi tramonti.