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In Svezia ci sarebbero probabilmente tanti motivi per affezionarsi alla parola “Nazione”, uno dei più validi probabilmente sta nella sua accezione di associazione universitaria simile ai nostri circoli Arci, ma con imponenti finanziamenti statali e, di conseguenza, strutture invidiabili e prezzi davvero popolari.
In città universitarie come Lund, patria dei Radio Dept. e del Tetrapak, le nationen gestiscono tutti i club offrendo agli studenti, oltre alla disponibilità di un limitato numero di alloggi a buon mercato, cibo e drink per poche corone svedesi e ingressi scontati in dj-set ed eventi.
La nation Blekingska è famosa per il club Indigo del venerdì (omonimo chissà quanto casualmente della serata indie del Liquid Room di Edimburgo) e per i live che hanno portato alla ribalta numerosi nomi emergenti. Negli angusti spazi della sala concerti ci sono passati veramente tutti i recenti fenomeni nazionali, prima di conquistare platee più ampie. Per fare qualche nome oltre ai suddetti Radio Dept., The (International) Noise Conspiracy, The Hives, Jens Lekman, Covenant, The Sounds, The Ark e addirittura i Cardigans nel lontano 1994.
La stagione live di quest’anno è stata aperta dai Billie the Vision & the Dancers, già supporto delle Pipettes nel tour europeo del 2005 e arrivati ormai al quarto album, “I Used To Wander These Streets”, scaricabile gratuitamente come il resto della discografia sul sito ufficiale. I sette musicisti sono stipati sul minuscolo palco con la stessa fatica con cui si lotta per cercare di vedere qualcosa tra le sovrastanti sagome indigene nella chiassosissima platea. Così come il Welfare State, infatti, l’elevata statura media degli svedesi è tutt’altro che uno stereotipo.
Il collettivo di Malmö dal canto suo svaria tra frizzanti atmosfere folk, sprazzi di finta allegria alla Belle & Sebastian con incursioni di fiati e cadute di tono intimiste. I testi tra il naif e il surreale sono zeppi di riferimenti a personaggi dello spettacolo e serie televisive, improbabili storie d’amore tra Ola Salo degli Ark e Pablo, probabile alterego di Billie. Ovvero Lars Lindqvist, cantante e compositore che sembra il figlioccio educato e moderato di David Johansen dei New York Dolls: make-up non eccessivo, niente lustrini, austero vestitino nero, timbro timido e monocorde. Le canzoni sembrano un po’ tutte uguali, ma a nessuno sembra importare più di tanto a giudicare dalle reazioni a dir poco entusiaste.
Billie The Vision & the Dancers – Summercat
Tra le altre band recentemente passate da Blekingska, gli Irene, con alle spalle un convincente esordio sixties e l’ottimo seguito “Long Gone Since Last Summer” con cui hanno suggellato il passaggio alla più influente etichetta indie-pop di Scandinavia, la Labrador. Arrangiamenti ariosi, atmosfere rassicuranti che si scontrano col cantato cupo di Bobby, al secolo Tobias Isaksson, una via di mezzo tra Andy Partridge e Neil Hannon. Un po’ come se i dieci musicisti di Goteborg (che sul myspace si definiscono come inguaribili beach crooners, lounge punks and next-door nice guys) avessero cercato di scrivere il loro “69 Love Songs” in una villa sul mare. Con la differenza che la costa occidentale svedese non è la costa occidentale statunitense.
Irene – By Your Side
I Lacrosse (myspace.com) invece non hanno ancora calcato questo palco, ma scommetterei su una prossima apparizione di questo sestetto di Stoccolma dopo il promettente esordio “This New Year Will Be For You And Me” dell’anno scorso. Fiabeschi bozzetti pop, arrangiamenti colorati, ritmiche trascinanti, ottimismo a iosa, zucchero in quantità industriale. Ma è difficile non reagire con un sorriso a trentadue denti agli irresistibili ritornelli di “No More Lovesongs”, “Go Ego Go” (recentemente rivisitata dai nostrani Tiny Tide) o “You Can’t Say No Forever” di cui il video di seguito.
(Piero Merola)
Le puntate precedenti
IKEA-POP vol.1
IKEA-POP vol.2