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Lavorare con Steve Albini non è per tutti, ci si mette subito sull’attenti solo a nominare quel nume tutelare, e “Good 1” dei bolognesi Alix è stato registrato e missato (“[citazione necessaria]”, se fossimo su Wikipedia) dall’ingegnere del suono di Pasadena. Bisogna dunque omaggiare anche questo quinto album della band di Alice Albertazzi?
Purtroppo, e lo si dice con la morte nel cuore, meno di quello che avremmo voluto fare. Seguiamo gli Alix da tanto tempo, e la loro apertura ai Theraphy? nel 2004 fu spettacolare (vedi recensione), per cui si sperava il vero e proprio salto di qualità con questa collaborazione.
Invece lo stoner perfetto e cristallino degli Alix aveva trovato un’ispirazione migliore, e si sta parlando della qualità dei brani, nel precedente “Ground” (Go Down Records, 2004). Certo, chi non ha mai potuto apprezzare canzoni enormi come “Spirit” o “Ground” potrà ora sorprendersi di fronte al magma ipnotico di “The Sweet – Smelling Road” e “Don’t Run Ahead”, con quelle chitarre sature di Pippo De Palma a costruire traiettorie lisergiche ed il cembalo di Alice, strumento di solito marginale ma che negli Alix è insostituibile, che non lascia il fiato per respirare. Ma questi, Steve Albini o meno, sono sempre stati gli Alix, che non avevano di certo bisogno di un produttore americano per essere più convincenti. La voce di Alice è come al solito stratificata, decisa, potentemente rock, ci sono esperimenti southern interessanti (“Without You”), ma dagli Alix avremmo voluto di più.
Perciò questo “Good 1” dalla copertina brutta in maniera terrificante è consigliato a chi, e sono la maggioranza, degli Alix non ha mai sentito un bel nulla, ma rischia di essere – e questo lo notano coloro i quali conoscono di più la band – il canto del cigno dei bolognesi, se non sapranno evolversi in qualche direzione.
Se le canzoni saranno più belle, basterà anche un semplice produttore italiano.
P.S. Dopo aver finito la recensione, scopro che la copertina è opera della fumettista bolognese di fama internazionale Francesca Ghermandi: stesso discorso di Albini, agli Alix le collaborazioni di peso non portano proprio fortuna.