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Il comunicato stampa rilanciato dalle agenzie è, come sempre, piuttosto laconico. “Jane Birkin e’ tornata. A 61 anni, la musa di Serge Gainsburg esce con un attesissimo nuovo lavoro: "Enfants d’hiver". Ricco di "nostalgia e ricordi" , come scrive Voici, il cd contiene 13 tracce nelle quali "l’inglese piu’ amata dai francesi" affronta i temi a lei piu’ cari e racconta la sua infanzia, le delusioni, i dubbi e la rabbia. In copertina una foto di Jane a 12 anni sull’Isola di Wight, dove passava le vacanze con la famiglia.”
Dietro a queste più o meno fredde righe pubblicitarie per un nuovo album si aprono nella nostra testa automaticamente, quasi fossero dei pop-up, dei pensieri sulla vita non ordinaria di questa cantante-attrice inglese. Fortunata fin da subito per il “censo”, purtuttavia costellata di quegli sconvolgimenti che paiono davvero sessantottini per i cambi di prospettiva: cinema, musica, Inghilterra, Francia, Antonioni, Gainsbourg, matrimoni, tre figlie da tre uomini diversi (da Gainsbourg ha avuto la anch’essa cantante ed attrice Charlotte).
Viene in mente, soprattutto, la sua leggendaria bellezza:
Come per certe icone del passato, dunque, “Enfants d’hiver” non si rappresenta in sé ma è solo un modo – probabilmente – per riaffermare la piena vita d’artista di questa donna indomita che, come altre anime fiere e non docili che potrebbero essere a lei affini, Marianne Faithfull e Joni Mitchell per esempio, ha dipinto pagine indelebili nel turbinare veloce dei rotocalchi, dei cinematografi e dei nostri stereo.
Qui dal vivo il nuovo singolo tratto da “Enfants d’hiver&rdquo:
Jane Birkin, “Période Bleue”
(Paolo Bardelli)