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The Rapture in consolle per compilare e mixare, peraltro discretamente, una session che partendo da sonorità funky e hip hop stile Wild Bunch, si sposta, nel suo incedere, verso l’house, coprendo una trentina d’anni di musica da party dalla fine dei ’70 ad oggi. Il suono è quello dell’underground newyorkese, inteso sia come incontro di influenze e luogo di ibridazione musicale che, ovviamente, come ambiente storicamente decisivo per la nascita della club culture fin dalla sua forma embrionale rappresentata dalle feste organizzate negli appartamenti dei primi selezionatori di grooves.
La tracklist, ricca di nomi importanti, da Vaughan Manson & Crew (“Bounce, Rock, Skate, Roll”) e Northend (“Tee’s Happy”) a Thomas Bangalter (“Club Soda”), da Armand Van Helden (“Flowerz”) ad Alter Ego (“Why Not?!”) e Kid Creme (“Austin’s Groove”), fino al pezzo riempipista di Paul Johnson (“Get Get Down”), ben rappresenta questo modo di vivere e fruire la musica.
In più, in quasi settantaquattro minuti di grooves e anthems che scivolano morbidi, possiamo aprire un punto d’osservazione sul background musicale notturno della formazione che fece gridare al miracolo nel 2003 con l’album “Echoes”, solida affermazione di una delle più belle sorprese della allora scena dance punk di New York.
Assolutamente piacevole, senza sbavature e senza eccessive punte di estro, “Tapes” si presenta come un’arguta mossa commerciale da parte della tedesca !K7 che, in tempi di incertezza per la storica serie Dj–Kicks (il capitolo affidato a Burial, previsto per la fine di giugno 2008, non ha ancora visto la luce né è dato sapere se mai la vedrà), trova riparo con questo mix senza pretese particolarmente ambiziose, ma che riesce, per gradevolezza, a colpire nel segno.
Nostalgia e patinate perle house per i seguaci della club culture anni ’90. Niente di così nuovo e geniale, ma non male.