Share This Article
Qualcuno dei Kalporziani si è sbilanciato sul gruppo che Kalporz ha su Facebook (sì, c’è un nostro gruppo assieme a quelli tipo “Non vorresti colpire il gattino virgola con una mazza da golf?”, “Beppe Maniglia Sindaco di Bologna”, “Petizione: un insegnante di sostegno per il senatore Maurizio Gasparri”, ecc. ecc.) mettendo “Devotion” dei Beach House nei dischi dell’anno.
Il delicato dream-pop della band di Baltimora ha dunque già colpito alcuni cuori, orfani dei Galaxie 500 e ricercanti nella voce eterea di Victoria Legrand quel magma tenero e pensieroso da dolce malinconia.
Come potremmo descriverli ancora meglio? Ci proviamo con un dialogo immaginario.
David Lynch: Non ci siamo.
Portishead: Non possiamo fare slowcore, abbiamo una reputazione.
David Lynch: Anch’io ho una reputazione e sono io a decidere. Dovete suonare come i Low, punto.
Portishead: Al massimo ti suoniamo come i Talk Talk.
David Lynch: Si può fare, ma siate vintage, cristo, siate vintage. Niente elettronica, niente seghe mentali, siate bluesy, siate lenti.
Portishead: Come vuoi, capo…Comunque Twin Peaks era una merda.
David Lynch: Bene, suonate di merda allora.
Organi suonati come in un pomeriggio pre-primaverile, quelli di febbraio insomma, scrittura a volte minimale per large rooms, i Beach House abbinano al loro recente singolo “Used To Be” un video dall’andamento dolente alla “21 grammi”, con una bella fotografia e una bella luce.
Da immergercisi dentro.
Beach House, “Used To Be”:
Ah, joinate il gruppo facebook di Kalporz, mi raccomando.
(Paolo Bardelli e Piero Merola)