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Il secondo album di Greg Sanders è, in tutto e per tutto, una conferma. “My Demons” (Planet Mu, 2007) ci aveva presentato l’ingresso a testa alta nell’universo dubstep di un produttore che portava con sé i residui dei propri trascorsi rock e metal, capace di interpretare con spiccata personalità il suono che stava rappresentando, più di ogni altro, Londra in quel momento. Oggi, che il panorama dubstep si sta avviando verso l’inflazione delle uscite, “Repercussions” ribadisce il calibro e la forza di una delle interpretazioni più cupe ed elaborate del genere.
I suoni scarni, la desolazione dei paesaggi industriali delineati, la distorsione come marchio distintivo, rendono conto di un modo cerebrale, riflessivo e freddo di progettare e costruire composizioni che sono comunque in grado di trasmettere umanità.
Sono aspri e frontali gli attacchi di “Koncrete”, intervallati dai suoni della periferia; inquietanti le oscillazioni di “Loosen My Grip” che progrediscono dalla intro in poi, fino a trasformarsi in rassicurante melodia. “Free Me”, nell’alternanza di distorsioni, battute spezzate e sfondi ambient, continua nel descrivere cupa desolazione. E’ tensione quella che si libera dagli echi di “Out Of Mind”, fino alla title-track, che progredisce come uno sfogo martellante fatto di una serie di imprecazioni che sbattono contro l’asfalto.
Ad impreziosire tutto c’è poi il secondo cd con una selezione di brani pubblicati su 12” dalla Chestplate, l’etichetta dello stesso Sanders. Nessun riempitivo, bensì tracce che aggiungono valore ulteriore (basti pensare alla grazia di “No Sunshine”) ad un album che, già da solo, si colloca ampiamente sopra la media.
E’ un’interpretazione, quella di Sanders, in grado di elevare un genere ad espressione del presente, in grado di descrivere la staticità della nostra società con struggente umanità. L’inquietudine che, solo per qualche attimo, si trasforma in serenità, descritta da una miscela di suoni e battute che possiamo genericamente considerare dubstep, ma che, con Distance, oltre ad un’attitudine che abbraccia rock e metal, trova punti di contatto e affinità con tutto il filone dell’elettronica cerebrale sviluppato sull’asse Warp-Rephlex. Per questo “Repercussions” è anche, e non solo, un bellissimo album “da ascolto”.