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“Songs About Dancing And Drugs” è un album cupo, crepuscolare e, soprattutto, come promette il titolo, fatto di canzoni.
Jeremy Shaw aka Circlesquare riesce a dare l’impressione di mettere molto di personale in questi otto brani, alternando un approccio piuttosto cantautorale a quell’eclettismo indie – elettronico tipico di molte uscite della K7.
Un album, questo, che ambisce ad essere sui generis, vivendo dell’influenza di generi, approcci ed umori diversi. Ci sono i trascorsi dance/elettronici di Shaw (nella Output Recordings di Trevor Jackson) che si fondono con una marcata vena introspettiva capace di far suonare il lavoro, come detto, intimo e notturno. Ci sono anche evidenti riferimenti all’indietronica e tutto quanto è avvolto in uno spesso alone pop.
Appare, tra le pieghe dell’album, l’ambizione, poco mascherata, di dare forma a qualcosa di inconsueto e difficilmente collocabile.
Shaw varia, quindi, tra estemporanei attacchi di cassa ed atmosfere sognanti (“All Live But The Ending”); tra accordi malinconici che crescono lentamente (“Hey You Guys”, “Timely”), piccoli fraseggi elettronici carichi di sgomento (“Music For Satellites”) e assaggi di scuro funk elettronico (“Dancers”). Divaga negli sfrontati colpi di indietronica di “Stop Taking (So Many)” fino a spostarsi verso la danzante parentesi pop di “Ten To One”.
“Songs About Dancing And Drugs” ha tutte le caratteristiche dell’album “diverso” plasmato da mani abituate a creare per il dance floor. Alterna cupa introspezione ed immediatezza pop, si muove alla ricerca di una collocazione tra i generi e, tutto sommato, resiste agli ascolti. Vede variare nel suo incedere umori e stati d’animo, rassicura e disorienta.
Da scoprire con calma, curiosità e pazienza