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Prima dei Radiohead, lo scorso giugno, non è che abbia fatto molti proseliti. Magari è solo un parere estremamente soggettivo, ma si ha l’impressione che quei live di Bat For Lashes non abbiano lasciato un segno indelebile: la prima sera appena ha toccato il palco si è scatenata la pioggia (da lì alla fama di Chiarchiaro il passo è breve…), nella seconda invece la sua musica d’atmosfera si confondeva con il tiepido tepore semiestivo senza creare troppe suggestioni.
Ciononostante, Natasha Khan è di certo una delle artiste più attese alla seconda prova dopo quel “Fur And Gold” (2007) che ha rimescolato le carte del pop gotico con delle contaminazioni altre, soprattutto opera di strumenti etnici o solamente desueti.
Come nella nuova “Daniel”, straniante affresco dalle tinte emaciate di Bat For Lashes, il cui video ci riporta a quel tempo sospeso alla “Donnie Darko” che già citava il nostro Merola nella recensione di “Fur And Gold” (“il giusto videoclip – suggestiva rappresentazione dell’angosciante desolazione di “What’s A Girl To Do”… – nominato agli Europe Music Awards di Mtv probabilmente per intuizioni visionarie alla Donnie Darko…”).
Insopportabile solo una cosa: la felpa autocelebrativa, davvero una brutta scelta. La prossima volta si potrà tatuare il suo marchio in faccia, e farsi fare il primo piano nell’inquadratura iniziale del video così tutti potranno ricordarsi ancora meglio il logo… Eddai.
A Bat For Lashes, il cui nuovo album “Two Suns” (Astralwerks, 2009) uscirà il 6 aprile, ha dedicato la copertina Fader (qui si può scaricare il pdf del magazine) in un servizio con tante foto di una Natasha Khan mistica / indiana / nomade.
(Paolo Bardelli)