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C’è stata subito una circostanza del live di Peter Bjorn & John che mi ha maldisposto: che il batterista suonasse in piedi. E’ una roba malsana, che non si fa. I batteristi suonano da seduti, punto. E’ come per il fare pipì, c’è una regola: un ometto fa la pipì da in piedi, chi la fa da seduto, in bagno, ha rinunciato alla sua mascolinità. Ecco, John Eriksson ha rinunciato ad essere un batterista, perso nei tuoi tom Anni Ottanta e affogato nel suono tremendo che fuoriusciva dagli stessi.
Poi, in generale, sono proprio Peter Bjorn & John che sono poca cosa, in concerto. Ripetono più volte che è la loro prima esibizione live in Italia di sempre, e forse – viene da chiedersi – c’era un motivo se nessuno li aveva ancora chiamati.
Un suonetto povero povero che non si capisce in che direzione possa andare; sicuramente vorrebbe essere un qualcosa degli anni della Thatcher con un tocco di contemporaneità nordica, invece risulta solo inconcludente. L’audience è glaciale, risponde con gli applausi di ordinanza: ciononostante il trio sembra davvero contento di essere nella calda Italia. Mah.
Le canzoni annunciate dell’album in uscita, “Living Theatre”, non risollevano nulla. Anzi, a mente fredda basta ascoltarsi il singolo “Nothing To Worry About” per rabbrividire e capire che forse non era un concerto da andarsi a vedere.
Non mi era quasi mai capitato di uscire prima della fine, stavolta sì. Da fuori si sentono le note di “Young Folks” ma non ho alcun rimpianto. Anzi, mi dico, Peter Bjorn & John sono dei geni: becchi una canzone come “Young Folks” – che culo! – e poi tutti verranno a vederti suonare e si sorbiranno tutta la tua sbobba fino alla fine solo per ascoltarsi quel pezzo lì. Eh no, mi avete fregato ma non vi lascio la soddisfazione di avercela fatta fino in fondo. Io esco prima.
(Paolo Bardelli)