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In una nazione in cui i Glasvegas raggiungono il quarto posto nella top-10 degli album più venduti rappresentando l’unico nome straniero in classifica, ci si deve aspettare di tutto. Che l’album d’esordio dei Fleet Foxes scorra in filo-diffusione di sabato pomeriggio da NK, l’Harrods della capitale come inusuale colonna sonora dello shopping per famiglie e per i giovani della Stoccolma bene. Che in un’ incazzatissima manifestazione anti-fascista contro gli ultimi seguaci del re imperialista Carlo XII nel sound system degli insurrezionalisti locali l’innoffensiva “Heartbeat” dei Knife sia preferita alla più consona rave-music o allo ska-core da veri figli della strada. Che i singoli della stellina indie Lykke Li (IKEA-POP vol.2) riecheggino praticamente ovunque nelle strade dello shopping.
A Stoccolma come a Goteborg. Figurarsi nelle zone più underground, quelle che le guide sono solite identificare come aree dall’atmosfera bohemien. A Södermalm, a sud del centro storico di Stoccolma, ci si imbatte in enormi negozi di dischi che includono sale d’ascolto, biblioteca, libreria e café ottimi per una fika di tendenza (da intendersi sempre e unicamente come il break pomeridiano o mattutino equivalente al nostro caffé al bar, vedi IKEA-POP vol.7). Negozi in cui nomi quali i Godspeed You! Black Emperor o i Boards Of Canada non solo hanano una sezione contrassegnata dalla classica etichetta, ma sono addirittura rappresentati con lo stesso numero di dischi dei Led Zeppelin e Pink Floyd. Non si capisce come, spesso con edizioni e EP di cui si scopre l’esistenza solo sul posto.
Inutile cercare l’ultimo album di Britney Spears o degli U2. Per quelli bisogna spostarsi nuovamente verso i mega-store del centro che comunque si distinguono per la lodevole strategia di riempire le vetrine con poster promozionali degli artisti nazionali.
Quali nomi dunque hanno, ai numeri, un seguito proporzionalmente equivalente in patria e all’estero, dove tuttavia assurgono a fenomeni cool da sezione INDIE/ALTERNATIVE dei negozi?
Senz’altro i Mando Diao (myspace) che continuano a essere gli immancabili punti di riferimento per le rare cover-band che si esibiscono nei locali meno specializzati. Sette anni e cinque album dalla clamorosa “Sheepdog” youtube del “Bring’em In” d’esordio. L’album dell’esplosione propagatasi al di fuori dei confini scandinavi, non solo in Regno Unito ma soprattutto in Giappone e in Germania, due dei feudi più fedeli al quintetto di Borlänge. Giunto nel 2004 per la prima volta anche in Italia, allo Yellow Party salentino nella piazza famosa per la Notte della Taranta, come supporting act di Iggy & the Stooges. In un indimenticabile bagno di folla. E soprattutto di birre per l’epocale quanto ingeneroso tiro al bersaglio dei fan più intransigenti dell’Iguana. Nonostante lo snaturamento che da risposta svedese ai Gallagher dopo il secondo “Hurricane Bar” dell’altro cavallo di battaglia “God Knows” – youtube) li ha trascinati in un confuso rock con furbe venature sintetiche alla Killers, i loro singoli continuano spopolare. Su tutti l’ultima paraculata “Dance With Somebody”, dall’ultimo “Give Me Fire”.
Doveroso poi menzionare i claudio cecchetto dell’indie svedese nonché trio più celebrato e influente in patria. Formatisi ormai dieci anni fa nella capitale, Peter Bjorn & John (myspace) sono Peter Morén, voce, chitarra e armonica, John Eriksson, basso e tastiere, e, a curare tutto il resto, Björn Yttling, vorace produttore e collaboratore tout court. Leggere tra i credits di Hives, Camera Obscura, Lykke Li, Primal Scream, Groove Armada, The International Noise Conspiracy o Robyn per farsi un’idea del personaggio. I tre hanno da poco pubblicato il quinto lavoro in studio, “Living Thing”, seguito complesso e meno orecchiabile per un’impostazione più sintetica e minimale tra Primal Scream e Architecture In Helsinki, del successo planetario “Writer’s Block”. Era il 2003, il tormentone “Young Folks”, che sarà stato fischiettato da tutti almeno una volta nella vita (chi se l’è perso recuperi subito su youtube) era l’apripista di un album molto interessante nella sua sintesi di electro-pop, soul, wave, suggestioni alla Stone Roses, deflagrazioni shoegaze e scanzonate melodie sixties. Nonostante il nuovo ficcante singolo “Nothing To Worry About” (youtube) insomma, è molto meglio ricordarli per l’irrequietezza di “Start To Melt” – youtube e “Up Against The Wall” youtube o per la travolgente esplosività di “Objects Of My Affection” (menzione d’onore al videoclip youtube) da gustarsi in questo live del 2007.
In tema di gente giovane e del inno generazionale svedese “Young Folks”, il collegamento viene da sé con la voce femminile prestata nella canzone da Victoria Bergsman, ex-voce e compositrice dei Concretes (myspace). Altro fenomeno svedese d’esportazione, noto negli USA per il tormentone pubblicitario “Say Something New” – youtube, al lavoro per il quarto album in studio in uscita entro l’anno. I sette eccentrici musicisti da Stoccolma sono l’idealtipo della band indie-pop svedese. Buone sensazioni, melodie irresistibili colorate da arrangiamenti orchestrali e coretti frizzanti. Sempre piacevoli e ben studiati, fin dall’esordio eponimo del 2003, da cui il brano di seguito.
The Concretes – You Can’t Hurry Love
E, dopo aver seguito gli ultimi due gruppi segnalati in tour e altre band della scena indie europea, sembrerebbero avere tutte le carte in regola per seguirne le orme, gli Speedmarket Avenue (myspace). Il sestetto originario di Norkopping ma di stanza a Stoccolma, è non a caso prodotto sotto l’influente etichetta spagnola Elefant Records dallo stesso produttore dei Concretes. E per una volta non si parla di Bjorn Yttling, ma di Jari Haapalainen, chitarrista degli storici Bear Quartet e produttore tra gli altri di Camera Obscura e The Hives. Passati di recente in Italia per cinque date, nella prima apparizione italiana in assoluto a Forlì (youtube) si sono fatti apprezzare per un indie-pop alla svedese, con un paio di pezzi che si scolpiscono subito in testa. Formula caratterizzata, tuttavia, o per meglio dire sporcata da sprazzi di stridente dream-pop e soluzioni shoegaze care agli Slowdive (si ascolti “Sirens” – youtube – che apre album e concerti). Degne di nota quanto i momenti più sommessi, una sorta di rivisitazione scandinava dei folk agrodolci dei Belle & Sebastian.
Il fatto che non conoscessero molte delle band e degli artisti di Stoccolma nominati dal sottoscritto anche nella nostra rubrica (esempio: i Sad Day For Puppets – vedi news), la dice lunga sulla vastità del panorama musicale della capitale.
Il fatto che non conoscessero nemmeno una band italiana incontrata, neanche incontrata per caso nei numerosi festival indipendente cui hanno preso parte, la dice tutta sulla vastità del panorama musicale italiano.
Venuti a conoscenza della rubrica Ikea-Pop, non vedono l’ora di leggere il loro trafiletto e di scoprire gli altri nomi a cui sono accostati. Pur non capendo nulla d’italiano. Saranno accontentati per la cortese attenzione.
Intanto dal secondo “Way Better Now”, l’omonimo adorabile singolo.
Tornando nella scuderia di Bjorn Yttling è impossibile non citare un’altra cult-band della young folks svedese, vale a dire gli Shout Out Louds (myspace), già incontrati in IKEA-POP vol.10 parlando degli Studio e dell’ottimo remix di “Impossible”. Uno dei tanti singoli di successo sfornati dal quintetto di Stoccolma che in soli due album di pop abbastanza standard, hanno tirato fuori brani quali “Wish I Was Dead” rubata dalla serie OC (youtube), “Very Loud” (youtube) che riscuote inspiegabile successo nelle pubblicità delle suonerie nazionali senza tralasciare “Comeback” (youtube) e “Please, Please, Please” (youtube) cui è impossibile sfuggire in qualsiasi luogo pubblico che mandi su anche per radio della musica. A sottolineare come tutti siano amici di tutti nell’intellighenzia musicale di Stoccolma, il bassista Ted Malmros è stato il premiatissimo director del video di “Young Folks” – youtube, mentre Bebban Stebborg ha dato la voce nella stessa canzone nella trionfale apparizione californiana di Peter Bjorn & John all’edizione 2007 del fantasmagorico Coachella Festival.
Dall’ultimo “Our Ill Wills” (recensione) , uno di quei tormentoni che Robert Smith si è purtroppo stancato di scrivere: “Tonight I Have To Leave It” sarà pure ai limiti del plagio, ma risulta alquanto arduo resistervi.
Il cerchio non può che chiudersi con un altro nome di prossima esportazione. Moneybrother (myspace) è un progetto prodotto nel nuovo album di recente uscita da entrambi i guru protagonisti in un modo o nell’altro di questo capitolo di Ikea-Pop. Sempre loro: Bjorn Yttling e Jan Haapalainen. Scoperto in Svezia come oggetto misterioso per via di un regalo di compleanno a tema-IkeaPop, il precedente album “Mount Pleasure” ("Just Another Summer" – youtube, “Guess Who’s Gonna Get Some Tonight” – youtube – i suoi momenti clou) è stato effettivamente l’album dell’esplosione per Anders Olof Wendin, unico titolare del progetto. Rock d’autore non privo di slanci mainstream e inevitabile revival rock’n’roll. Come unire la duttilità di Elvis Costello e la visceralità dei classici a stelle e strisce. Ha agilmente scalato le classifiche nazionali, sospinto da ballad adulte molto apprezzate in patria, quali “Blow Him Back Into My Arms” youtube e dal piccolo grande classico nazionale in odor di 60s, “Born Under A Bad Sign”.
Insomma questa famigerata gente giovane dovrà pur metter su famiglia, prima o poi.
(Piero Merola)
Le puntate precedenti
IKEA-POP vol.1
IKEA-POP vol.2
IKEA-POP vol.3
IKEA-POP vol.4
IKEA-POP vol.5
IKEA-POP vol.6
IKEA-POP vol.7
IKEA-POP vol.8
IKEA-POP vol.9
IKEA-POP vol.10