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“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". Tutti sanno chi pronuncia questa frase: è la volpe al Piccolo Principe, in uno dei passi più conosciuti e significativi del libro di Saint-Exupéry. La frase della volpe può essere letta anche in questo senso: che la cura che mettiamo in quel che facciamo conta, eccome.
La si sente nei Lava Children, uno sconosciuto (per ora) duo di Tulsa (Oklahoma) che deve aver trascorso molto tempo con le sue “rose”, delle immaginifiche canzoni immortalate nell’ep omonimo, “The Lava Children” (Graveface Records), uscito il 26 maggio 2009.
Diamanti alla Syd Barrett, una vocina capricciosa che sembra uscita da fiabe alla Tim Burton, i Lava Children hanno messo talmente tanta cura in questi pezzi da riuscire a ricreare un mondo parallelo, un’altra dimensione, caleidoscopica e multiforme. Pur guardando in maniera del tutto naturale alla psichedelia di fine Sixties, riescono comunque a distaccarsene quel minimo che li può far definire un qualcosa di non comune. Apre il disco una scatenata “I Am A Pony”: l’unicorno di “Flaming” si è trasformato in un cavallo?
Impossibile non tornare, anche solo per un attimo, agli unicorni di “Flaming&rdquo. Era il 1967:
Il fantasmagorico mondo dei Lava Children si chiude poi con le atmosfere alla ultimo Beck di “The Green World”, i sogni che si materializzano in una disturbante realtà deformata.
I Lava Children ci fanno sognare unicorni come Deckard.
(Paolo Bardelli)