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Dopo il più che discreto esordio di “There In The Sun” gli Zenerswoon ci provano nuovamente con “Frames”, registrato e mixato nel 2008 presso il Blocco A di Padova grazie alla collaborazione di Giulio Favero (Teatro degli orrori, One dimensional man).
Non è facile riassumere in un solo termine la musica degli Zenerswoon: i tre ragazzi fiorentini hanno ormai acquisito un sound fortemente personale, che fa riferimento neanche troppo velatamente ad alcune sonorità tipiche degli anni 60/70 e le rielabora in chiave “indie-rock”, con un’attitudine moderna ma non troppo, riversando un’attenzione particolare per l’aspetto emozionale delle singole composizioni.
Ciò che colpisce favorevolmente in “Frames” è la notevole capacità con cui gli Zenerswoon spaziano, senza apparenti sforzi, tra sfuriate rock graffianti, quasi esasperate nella loro irruenza elettrica, ed episodi più intimi, durante i quali i tempi rallentano e la struttura melodica viene accarezzata da una gentile brezza psichedelica .
Per riuscire a catturare la vera anima degli Zenerswoon non si deve però cercare tra le chitarre graffianti di “Spiders” oppure in mezzo ai fuochi d’artificio del caleidoscopico finale di “Not What It Seems”. E’ tra gli arpeggi intimi di “Greta”, splendida canzone che si dilata nel tempo e nella mente, che si raggomitola il vero spirito intimo e genuino di questo interessante trio fiorentino, che gioca quasi a nascondersi tra i perfetti cori di “Selfish Man”, per poi esplodere in tutto il suo malinconico magnetismo con la conclusiva “Then She Came”.
Nove canzoni che ci accompagnano gentilmente indietro nel tempo, in un crescendo di emozioni.
Gli Zenerswoon hanno compiuto un altro balzo in avanti: attenzione, la pepita sta diventando oro.