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Incontro Luca Bergia batterista dei Marlene Kuntz in occasione del recente live al Carpisa Neapolis Festival. Gentile e disponibile, il musicista fa interessanti rivelazioni sul progetto Beautiful e sul futuro del gruppo “madre”, anche quest’estate impegnato in un tour in giro per l’Italia.
enjoy the interview 🙂
Ciao Luca, nonostante il sole siete stati atmosferici e appassionanti come vostro solito, ormai siete un gruppo collaudato da Festival e abituato a qualsiasi orario e situazione climatica…
Sì è vero. A dire la verità non mi fa impazzire suonare con troppa luce, Il sole priva di quell’atmosfera d’intimità che cerchiamo di creare con il pubblico… Ma, insomma, va bene così e nei grandi eventi succede di doversi adattare, fa parte del nostro lavoro.
La domanda è d’obbligo: i Beautiful, progetto dal nome e dalle suggestioni affascinanti. Puoi darci delle anticipazioni? Cosa dobbiamo aspettarci: un progetto parallelo marleniano o una nuova realtà?
Non saprei definire quello che sono i Beautiful, la musica che è venuta fuori… che sta venendo fuori. Nei prossimi giorni debutteremo a Livorno e daremo un’anticipazione tangibile migliore di qualsiasi spiegazione critica. È un grande progetto: ci siamo io, Cristiano, Riccardo, Gianni Maroccolo e Howie B. Tutto è nato dal grande evento multimediale Indeepandance nel quale sono coinvolti Vittorio Cosma, Aldo Nove, i Masbedo e tanti altri personaggi tra cui Howie B. Nel settembre dell’anno scorso all’Arena Civica di Milano abbiamo approfondito la nostra conoscenza e molto naturalmente è nato questo progetto… Sarà sicuramente qualcosa di diverso da ciò che sono i Marlene Kuntz, anche se permangono molti elementi marleniani… mi piace pensare comunque che stupiremo il pubblico.
Howie B è un personaggio di fama mondiale, un produttore e un dj, naturalmente molto raffinato e sensibile, ma sicuramente molto legato alla disco. Com’è nata questa collaborazione? Nel senso: vi siete annusati e piaciuti così a istinto o una delle due parti in gioco ha forzato il rapporto corteggiando l’altra?
Howie è prima di tutto un artista incredibile. Lui lavorava al mixaggio e al montaggio di vari capitoli di questo progetto di cui ti parlavo ed è entrato in contatto con la nostra musica. Ci siamo piaciuti. Umanamente e musicalmente. Ripeto, è un personaggio eccezionale, come artista e come produttore: ha lavorato con gente come Bjork e U2 e sentirlo entusiasta della nostra musica ci ha riempito d’orgoglio. C’è stima reciproca, anche perché Howie ha sonorità e sensibilità più rock di quanto si possa immaginare.
Sai dirmi cosa possa aver più colpito Howie B della vostra musica? Sarà stato più affascinato dal vostro aspetto rumoroso, dalla vostra innata capacità di creare atmosfere e suggestioni da affresco minimale o dal vostro suono che non ha nulla da invidiare, per volontà, personalità e profondità, a produzioni più “internazionali”?
Non saprei. Ci ha ascoltato dapprima improvvisare. Poi ha avuto comunque modo di ascoltare tutta la nostra discografia. Ci ha detto di aver trovato la nostra musica molto matura e, quindi, anche internazionale.
E così i Beautiful potrebbero essere finalmente la forma attraverso cui esportare la vostra musica fuori dai territori italici?
Penso che sarebbe molto bello. Vediamo…
Da qualche anno alcuni critici chiedono ai Marlene Kuntz un gesto avanguardistico, per intenderci un vostro “Kid A”. Il progetto Beautiful potrebbe rispondere a questa volontà di sperimentazione e collegarsi a queste attese? Avrà, forse, qualcosa in comune con quell’esperimento estemporaneo ma molto apprezzato che fu “Come di Sdegno”?
No, non devi aspettarti il sound di “Come di Sdegno”. Questo è tutt’altra cosa. Ci troverai cose molto marleniane, rock e psichedeliche, e ingredienti in più forniti da Howie… Per ora abbiamo 13 brani non ancora mixati. Mi piace definirla musica libera da ogni cliché, d’impatto e di atmosfere.
Anche negli ultimi concerti, dove siete tornati a un sound più duro e diretto, si nota una sensibilità psichedelica: molti pezzi si sono dilatati in improvvisazioni finali, crescendo, dove la tua batteria è sempre più timbrica e le chitarre sempre più rarefatte. Ineluttabile coperta da questi veli psichedelici rileva un carattere ancora più inquietante e notturno (anche al sole!). Da dove nasce questa nuova apertura verso suoni dilatati e lenti, graetefuldeadiani?
Sì molti pezzi si sono dilatati… Hanno finali più psichedelici. Ci piacciono molto e ci accorgiamo di produrre improvvisazioni sempre più vicine a queste suggestioni, forse anche perché dopo tanti anni è anche naturale che certi pezzi che suoniamo e risuoniamo evolvano. Così li reinterpretiamo senza snaturarli, trasformandoli con impressioni recenti e più vicine alla nostra attuale sensibilità.
(Giuseppe Franza)