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Si dà il caso che “Quest for Fire” sia il titolo di un vecchio film del 1981 la cui storia, ambientata niente meno che all’età della pietra, narra le vicende della tribù degli Ulam nel loro periglioso viaggio alla ricerca del segreto del fuoco. Che la pellicola in questione possa essere stata di una qualche influenza per la band di Toronto, a questo punto, è qualcosa più che una semplice ipotesi. Ciò che è certo e che più conta ai fini del nostro discorso, in ogni caso, è che Quest for Fire è appunto la ragione sociale che identifica l’ennesima formazione di hard rock psichedelico capace di imporsi alla nostra attenzione in un periodo, qual è quello attuale, dove il genere sembra riacquistare con prepotenza un’indubbia vitalità se solo pensiamo alle recenti ottime uscite di Black Angels, Pontiak o Wooden Shjips, tanto per menzionarne alcune. Nati dalle ceneri di Deadly Snakes e Cursed, i QFF sono in realtà tutt’altro che dei novizi per quanto se ne escano solo ora col primo lavoro intestato alla nuova creatura, licenziato di fresco dalla newyorchese Tee Pee e pronto ad aggravare pericolosamente la nostra condizione di impenitenti psych-addicted seriali, assuefatti ormai a qualsiasi fattanza sonica suscettibile di dilatazione oltre i limiti dell’umana ragionevolezza.
Equamente suddiviso fra episodi più impetuosi e altri più morbidi è un disco, questo, in cui le corrosive sfuriate di matrice stoner (l’assalto frontale e hawkindiano di “Bison Eyes”) e le indiavolate tirate à la Comets on Fire (“I’ve Been Trying to Leave”, “Next to the Fire”) si alternano a ballate allucinogene di ipnotica suggestione (“The Hawk That Hunts the Walking” fa molto Kyuss), drogate desolazioni in slow-motion (“You’re Always Loved” potrebbe quasi gareggiare in lentezza coi Low) e cadenzati flussi psichedelici (l’oppiacea “Strange Ways” è una borraccia salvifica offerta dagli Spirit a dei Pink Floyd rimasti a secco nel deserto).
Nel film di Annaud la ricerca dei guerrieri Ulam culminava con la meravigliosa scoperta di un sentimento fino ad allora sconosciuto: l’amore fra esseri umani.
Ma sia chiaro che se la ricerca dei quattro canadesi non dovesse portare a niente di nuovo o di parimenti sconvolgente vedremo comunque di farcene una ragione.