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Ascoltatelo alle sue condizioni. In cuffia, chiudendo gli occhi, oppure alzando il volume delle casse e serrando le tende. Abbandonatevi alla gravità, non muovetevi, sul letto, sul divano, sul pavimento. Non fate intromettere nessuno in quello che sta per accadere. “Monoliths & Dimensions” è per prima cosa un’esperienza, mettetevi alla prova e partite.
Si comincia con “Aghartha” scavando a mani nude la crosta della terra per raggiungere qualcosa sempre più in profondità, fino a quando la luce del sole non arriva più e una mano vi afferra dal basso per portarvi ancora più giù. Caronte è Attila Csihar e vi conduce sulle rive di un oceano sotterraneo sulle cui creste si snoda il percorso dell’album, sino all’approdo sulle rive stranamente rasserenatrici di “Alice”.
Se avete avuto delle brutte esperienze con i precedenti dischi dei Sunn O))) non scoraggiatevi, se non ne avete avute, meglio così. Questa volta la partita è ben più complessa. Acqua e legno come veri e propri strumenti, cori da monastero transilvano, respiro di bestie, fontane di arpe e soffi a fior di pelle di tromba. Black Sabbath e Mayhem persi tra le tempeste magnetiche di Alpha Centauri, riti ossianici, panismo demoniaco, incubi lovecraftiani e la famiglia Coltrane in gita tra i gironi danteschi.
Sorprende fino ad un certo punto che la migliore musica estrema in circolazione, vedi anche Meshuggah e Zu, continui a “sporcarsi” con gli spettri del free jazz, ma difficile immaginare un matrimonio così riuscito come l’ultima traccia di questo disco. Sedici minuti per un’intima odissea morriconiana che non può non prendere la forma dei vostri pensieri lasciandovi in uno strano stato di completezza e serenità, magari rassegnata, magari tra le lacrime. Non esagero.
Tutt’altro che facile l’ascolto, ma siamo alle prese con un disco forse epocale, giudicherà il tempo. Intanto il percorso della musica contemporanea, non solo d’avanguardia, passa di qui.