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Il racconto del lato oscuro di una città, Miami fatta non solo di surfisti, spiagge e ritmi cubani: l’incantevole voce di Tim Yehezkely, gli strumenti di Jon Wilkins e Christopher Moll formano i The Postmarks, trio Indie / pop dalla soleggiata Florida nato dopo lo scioglimento dei See Venus. Entrati nel roster di Andy Chase (già negli Ivy e produttore di Tahiti 80) che li accoglie in Unfiltered Records, i Postmarks si fanno notare con il brano “Goodbye”, già contenuto nell’EP “Remixes” nel 2006. Un anno dopo arriva il primo album, dal titolo omonimo o “Self – titled” ed è proprio “Goodbye” che apre la track list: lo stile vocale della Yehezkely, così dolce ed enigmatico, quasi una eco delle cantautrici francesi anni ’60 con cadenze da chanteuse brasiliana introduce all’ascolto di 11 brani degni di un songbook Bacharachiano.
Gli arrangiamenti, arricchiti di vibrafoni, suoni analogici, archi, fiati e chitarre elettro / folk, sono di notevole impatto all’orecchio di chi ascolta: le sonorità molto care agli inglesi Stereolab in “Looks like rain”, “Weather the wheather” o suggestive ballate di marchio nord europeo come “Winter spring summer fall” e “Summer never seem to last”, catturano l’ascolto e conducono dove il pop diventa di classe guardando alle atmosfere del passato, con spunti cinematografici anni ‘ 60.
La musica dei Postmarks è raffinata, tutt’altro che semplice e schietta, malinconica ma composta, auto controllata e senza azzardi, un percorso verso moods più autunnali, tra dreamy pop di provenienza british, elementi di orchestralità (“Let go”) ed atmosfere più noir (“Know which way the wind blows”) molto care ai vicini di casa Yo la tengo.
Un disco nostalgico, da fine estate, ma fresco e positivo, inserito in una discografia da tenere d’occhio chiedendosi il perché il loro tour mondiale si tenga ben lontano dal nostro Paese.