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Un articolo del Corriere di qualche giorno fa, a firma Daniela Monti, mi ha fatto riflettere sul concetto di “silenzio”. Più che il titolo, il sottotitolo era chiaro: “Musica ovunque, anche in libreria. «Così il cervello perde capacità»”. Si parlava insomma del moltiplicarsi incontrollato della musica (qualunque) in luoghi dove la musica non ci dovrebbe essere, e degli effetti deleteri di questo inquinamento acustico (come chiamarlo, se no?). Non mi soffermo sull’aspetto della perdita di capacità mentale, con tutte le chitarre grattugiose che ho ascoltato in vita mia dovrei a questo punto esprimermi soltanto a monosillabi: più interessante invece analizzare il primo, di aspetti, quello della proliferazione sonora inutile. Orbene, seppure alcuni passaggi dell’articolo non mi trovino d’accordo, ad esempio quando cioè si arriva a dire che “la società ha fatto del silenzio un nuovo lusso”, è innegabile che un qualche “spegnimento” in più ci dovrebbe essere.
Non è questione di andare nella direzione indicata dalla scrittrice francese Marguerite Yourcenar (“Mi è sempre parso che la musica dovrebbe essere soltanto silenzio”) e nemmeno di seguire propriamente gli insegnamenti di John Cage (“Sentivo e speravo di poter condurre altre persone alla consapevolezza che i suoni dell’ambiente in cui vivono rappresentano una musica molto più interessante rispetto a quella che potrebbero e ascoltare a un concerto”) perché nel primo caso si assume un’equivalenza silenzio = musica che è evidentemente una provocazione, mentre nel secondo si pone più intelligentemente l’attenzione sul valore sonoro di tutto ciò che ci circonda.
La prospettiva che mi interessa, qui, in queste brevi note, è di riflettere un attimo sull’importanza di selezionare quello che si ascolta, per evitare che il magma sonoro riflusso che ci viene proposto nelle diverse occasioni quotidiane ci sovrasti. O meglio, sovrasti la nostra capacità di godimento della bellezza della musica quando la si incontra, più che di discernimento della stessa. Accendere la radio a caso, ad esempio, oltre all’indubbio gusto di non avere la necessità di scelta e il piacere di farci sorprendere dalle scelte di una stazione radiofonica che magari si apprezza in generale, ha l’effetto negativo di farci avvicinare pericolosamente a quelle situazioni in cui la musica diventa sottofondo.
Ecco, quello è il dramma da rifuggire ad ogni costo: la musica come sottofondo. Della spesa al supermercato, nell’ipod mentre si corre finanche al più terribile contesto che è – a mio modesto avviso – l’ascolto della musica mentre si studia/lavora. Ho diversi amici che lo fanno, e ci saranno diverse persone che leggendo queste righe si troveranno in pieno disaccordo, ma ritengo che occupazioni che distolgono l’attenzione e il pensiero in maniera talmente totalizzante come lo studio o il lavoro tolgano in radice la possibilità di permearsi dell’estasi sonora, di immergersi appieno in un’attività, quella di ascoltare la musica, che penso sia la magnificenza delle applicazioni dei sensi umani.
“Cercavamo il silenzio” hanno intitolato ultimamente i Marlene Kuntz un loro dvd sul tour teatrale dell’anno scorso, e verrebbe da pensare che solo chi ha qualche anno in più sul groppone possa sentire l’importanza di incunearsi negli anfratti della mancanza di suoni per far emergere i suoni stessi, quando ci sono. In realtà non è neanche vera questa cosa dell’età anagrafica, e basta annotare che uno tra i migliori dischi di questo 2009 che sfruttano meglio i silenzi, i non detti, le pause, è l’omonimo degli XX, e gli XX non sono di certo dei vecchiardi.
Questo dunque potrebbe essere un buon proposito per il prossimo anno: selezionare gli ascolti e – tornando a Cage – cercare di godere di più dei piccoli rumori involontari. Ad esempio ho scoperto di amare alla follia il rumore della caldaia che si accende da sola: sublime. Immergersi in un minuscolo momento quasi silenzioso come questo, gustarselo, senza colonne sonore, e poi accendere volontariamente e coscientemente un disco amato è, più che un lusso, una scelta alla portata di tutti.
(Paolo Bardelli)
Link sul web
“Cuffie e vagoni «del silenzio». La nuova crociata anti-rumore” di Daniela Monti – Il Corriere della Sera, 08.12.2009
“Cage, il musicista che esplorò il silenzio”, di Helmut Failoni – L’Unità, 08.04.2002