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Nulla di sorprendente. I fantomatici Anni Zero, quelli che per noi vanno dal 2000 al 2009, sono stati gli anni del revival e dei Radiohead. “Kid A”, ideale ponte tra due secoli e due millenni e il seguito “Amnesiac” che sfiora il podio sono la prova più lampante. Nel mezzo “Funeral” degli Arcade Fire e ”XTRMNTR” dei Primal Scream deturpa e uccide definitivamente l’agonizzante rock di fine secolo che dal 2000 in poi verrà risucchiato nella controversa scena indie, etichetta tanto vuota quanto inclusiva e influente in questi dieci anni di musica. Così in negozi di cd sempre meno frequentati si appiccica l’etichetta INDIE a nomi quali Wilco, Antony & the Johnson e Strokes che rielaborano punti di riferimento più vicini agli anni ’60 e ’70 pur portando avanti proposte musicali completamente differenti. Quanto, per restare nell’ambito della top-ten, Tv On The Radio, Arcade Fire e The National che rivedono in chiave post-moderna e neo-cantautorale spunti wave che sembravano defunti dopo il 1984. Gli stessi dell’unico nome elettronico dei primi dieci, gli LCD Soundystem. La New York post-9/11 torna al centro della scena con un collettivo apripista di un filone che fatto riscoprire il gusto del dancefloor ai rockettari disillusi, denigratori preventivi della musica elettronica. Di tutta risposta anche loro sono stati impietosamente inglobati nell’immaginario indie.
Un inizio secolo all’insegna degli States, insomma, o comunque del Nord-America, se si guarda in maniera più ampia alla top-20 in cui il Canada vince sulla cara vecchia Inghilterra, surclassata a sua volta persino dalla Scozia.
Tutto ciò in uno dei decenni più neri della storia statunitense. Il motivo magari è proprio questo.
Everything In Its Right Place?
1 RADIOHEAD – Kid A (2000)
“Kid A” lascia un’impressione di rarefazione ed aridità quasi visibile e toccabile con mano, un “soul desert” che pochi avrebbero avuto la forza di mettere in scena dopo un successo planetario come “Ok Computer”. “A” è un bambino che nasce senza passato e radici, in un clima da tragedia imminente. Forse la tragedia della modernità.
2 ARCADE FIRE – Funeral (2004)
Gli Arcade Fire mostrano eleganza e pulizia nei suoni, ma soprattutto un calore che manca ad esempio a certi epigoni della new wave. Persino troppo traboccanti di emozioni in qualche caso.
3 PRIMAL SCREAM – XTRMNTR (2000)
La colonna sonora dell’apocalisse, ideale compendio delle sonorità da lato oscuro del Ventesimo Secolo e probabilmente il definitivo concept da inferno metropolitano.
4 RADIOHEAD – Amnesiac (2001)
Perle nere di melodia e disperazione, sicuramente tra le migliori che l’inavvicinabile Thom e i suoi abbiano mai elargito.
5 WILCO – Yankee Hotel Foxtrot (2002)
Sono le canzoni a rendere grande questo disco. La penna di Jeff Tweedy, il principale compositore dei Wilco, è sempre stata eccellente già quando militava nel gruppo con cui ha iniziato a farsi conoscere, gli Uncle Tupelo. Solo che la sua scrittura si è fatta più moderna, abbandonando i richiami alle radici del suono americano, al folk e al country.
6 TV ON THE RADIO – Return To Cookie Mountain (2005)
Si respira l’aria di New York coi Tv On The Radio, quella del melting pot di Brooklyn e dei film di Spike Lee, quella dei bassifondi e dell’incrocio di culture. Lontano dunque da quella Grande Mela scintillante dei magazine, si è di fronte invece al vero tessuto vitale, mordente, delle culture mischiate di Brooklyn. Di oggi. Di qualche minuto fa. Tante influenze dunque, tanti spunti che trovano coesione e sintesi non ben classificabile.
7 THE STROKES – Is This It? (2002)
Riporta in primo piano la musica chitarristica, quello in cui il rock suona di nuovo vitale ed eccitante. “Is This It” è fatto da undici canzoni di tre quattro minuti, intense come di rado se ne ascoltano, a partire dalla morbidezza di “Is This It”, qualcosa dell’indolenza dei Velvet del terzo disco e dei Pavement. Poi tanto ritmo, tanta musica viva e tagliente, melodie avvincenti
8 LCD SOUNDSYSTEM – LCD Soundsystem (2004)
Se l’amore per gli anni ’80 appare in tutto il suo fulgore – ma questo si notava anche nel caleidoscopio edito in coppia con il fido Tim Goldsworthy – si nota comunque un’urgenza per la rivoluzione continua di stili e l’assoluta mancanza di autocelebrazione.
9 ANTONY AND THE JOHNSONS – I Am A Bird Now (2005)
Può una voce aliena, talmente originale e difficile da catalogare da apparire virtuale e sintetica, rappresentare la memoria storica e il calore di un secolo di musica americana? Può un personaggio bizzarro e assolutamente fuori da qualsiasi cliché ergersi a simbolo della classicità? Sì, se l’oggetto del contenzioso si rivela essere Antony. Come al solito accompagnato dai suoi Johnsons, l’albionico cantautore dal timbro a metà tra le profondità oceaniche di Nina Simone e la più eterea delle voci bianche, torna a squarciare i veli della musica contemporanea. E lo fa raggiungendo picchi impensabili.
10 THE NATIONAL Boxer (2006)
I National del resto sono anche molto americani, e guardano al più citato e amato singer-songwriter statunitense, almeno da quelli della loro generazione, cioè Bruce Springsteen. Lo ricordano nel modo di raccontare storie di ordinaria deriva.
11 THE SHINS – Chutes Too Narrow (2004)
La scrittura ha raggiunto un picco qualitativo che lascia senza fiato e la voce di James Mercer, nella sua totale ignoranza verso il belcanto, diventa un mezzo attraverso il quale le canzoni raggiungono la loro piena efficacia. Dardi infuocati da 3 minuti.
12 FRANZ FERDINAND – Franz Ferdinand (2005)
L’obiettivo dichiarato dal leader Kapranos, fare ballare tutti, specialmente le ragazze: un approccio da rock and roll primordiale! Un bellissimo impasto New Wave marca 1978/79, divertente e ironico, con qualche debito musicale verso i Gang Of Four.
13 QUEENS OF THE STONE AGE – Songs For The Deaf (2002)
Un poderoso vaffanculo alle scimmie che continuano a berciare “il rock è morto”: che ascoltino questo disco, e che lo facciano a volumi da lite condominiale.
14 THE WHITE STRIPES – Elephant (2003)
Un disco che non lascia respiro, tanto è suonato con energia, zeppo di brani affilati, scritti con un’incisività formidabile. E’ proprio come “Seven Nation Army”, ritmica secca senza nessun orpello e tanta energia.
15 LIARS – Drum’s Not Dead (2006)
A contatto con la mitteleuropa, con il punto d’incontro tra occidente e oriente, i Liars abbandonano definitivamente qualsiasi velleità ritmica in grado di ricondurli alla prassi new wave della Big Apple e continuano il loro viaggio nell’oscurità. L’album è infatti un’ossessiva e fantasmatica marcia in un mondo ovattato, dominato da riverberi e dalla marzialità della batteria, dove la voce si trasforma in un elemento atmosferico, sussurrante ed etereo
16 ONEIDA – Each One Teach One (2002)
Un gruppo capace di metabolizzare e ricreare decenni di musica rock, dai furori degli MC5 e degli Stooges all’angoscia metropolitana di Velvet Underground e Suicide, dall’avanguardia tedesca di Can e Faust alla psichedelia di fine anni ’60, dalla new wave newyorchese di fine anni ’70 ai giorni nostri – vengono alla mente anche i lavori di Liars e Xiu Xiu
17 SUFJAN STEVENS Illinois (2005)
Perché di pop del genere, di quello che si rigenera dalle sue macerie prendendo spunto da ogni forma di suono che passa per l’aria (sia esso folk, country o classica), siamo sicuri che ce ne sia sempre bisogno.
18 BECK – Sea Change (2002)
Un lavoro eccelso, ottimamente suonato e ancor meglio arrangiato, prettamente acustico, al limite folk, con sontuose performance di archi persuasivi e perfettamente coinvolgenti.
19 BROKEN SOCIAL SCENE – You Forgot It In People (2003)
I Broken Social Scene riescono in un’ora scarsa di musica a riprendere le fila dell’indie rock americano del passato recente, dai Sonic Youth ai Dinosaur Jr innanzitutto, coniugandola con la vocazione agli esperimenti e ai suoni stratificati dei My Bloody Valentine di Kevin Shields e a certe atmosfere suadenti dei primi avventurosi dischi di post rock.
20 ELLIOTT SMITH – From A Basement On The Hill (2004)
Testi che graffiano e una voce che commuove, arrangiamenti a metà tra il pop, il rock e il folk che non fanno altro che esaltare la visceralità delle parole.
Sono 15 canzoni che descrivono nella sua totalità un uomo sconfitto, una qualità ed un’onestà imbarazzante che rende questo disco di una bellezza indicibile e che, siamo certi, si fa poco influenzare da fattori extra musicali quali la pubblicazione postuma.
21 SIGUR ROS ( )
22 ..AND YOU WILL KNOW US BY THE TRAIL OF DEAD – Source Tags & Codes
23 COLDPLAY, “A Rush of Blood to the Head”
24 OKKERVIL RIVER Black Sheep Boy
25 AT THE DRIVE IN Relationship of Command
26 BOARDS OF CANADA Geogaddi
27 SOULWAX Any Minute Now
28 INTERPOL Turn On The Bright Lights
29 MODEST MOUSE Antarctica
30 THE MICROPHONES Mount Eerie
31 FOUR TET Rounds
32 DAFT PUNK Human After All
33 MADVILLAIN Madvillainy Madvillainy (2004) – Madvillain
34 OUTKAST Stankonia
35 BURIAL Untrue
36 PRIMAL SCREAM Evil Heat
37 PATRICK WOLF Wind In The Wires
38 BAUSTELLE Sussidiario Illustrato della giovinezza
39 DAFT PUNK Discovery
40 PAUL VAN DYK Reflections
41 REFLECTION ETERNAL Train Of Thought
42 GRINDERMAN Grinderman
43 LIARS Liars
44 MARK LANEGAN Field Songs
45 PORTISHEAD Third
46 ARCTIC MONKEYS, “Whatever People Say I Am
47 BLUR Think Tank
48 DEERHUNTER Microcastle
49 JOHNNY CASH American Recordings IV – the Man comes Around
50 BADLY DRAWN BOY The Hour Of Bewilderbeast
51 CALEXICO Feast Of Wire
52 SONIC YOUTH New York Ghosts & Flowers
53 TELEFON TEL AVIV Fahrenheit Fair Enough
54 MASSIVE ATTACK 100th Window
55 THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE My Bloody Underground
56 DEAD PREZ Let’s Get Free
57 NOTWIST Neon Golden
58 INTERPOL Antics
59 BLONDE REDHEAD Misery Is A Butterfly
60 LOW The Great Destroyer
61 GIANT SAND Chore Of Enchantment
62 FENNESZ Endless Summer
63 FOREIGN BEGGARS Asylum Speakers
64 THE STOOGES Telluric Chaos
65 MOJAVE 3 Puzzles Like You
66 MUM Finally We Are No One
67 RADIO DEPT. Lesser Matters
68 TV ON THE RADIO Desperate youth, Bloodthirsty Babes
69 THEE SILVER MT ZION MEMORIAL ORCHESTRA 13 Blues for thirteen moons
70 SAINT GERMAIN Tourist
71 VEX’D Degenerate
72 MF DOOM mm..Food
73 ANIMAL COLLECTIVE Merriweather Post Pavillion
74 GNARLS BARKLEY The Odd Couple
75 BRITISH SEA POWER The Decline of British Sea Power
76 OFFLAGA DISCO PAX Socialismo Tascabile
77 DIRTY THREE Whatever You Love You Are
78 MESHUGGAH Nothing
79 SONIC YOUTH Murray Street
80 QUEENS OF THE STONE AGE Rated R
81 JAY DILLA The Shining
82 THE GOOD THE BAD & THE QUEEN
83 DEVENDRA BANHART- REJOICING IN THE HANDS
84 FLEET FOXES Fleet Foxes
85 THE RAPTURE Echoes
86 SLEATER KINNEY The Woods
87 VIC CHESNUTT At The Cut
88 VLADISLAV DELAY Anima
89 EL-P I’ll Sleep When You’re Dead
90 VERDENA Il suicidio dei samurai
91 NEW PORNOGRAPHERS Twin Cinema
92 ONEIDA The Wedding
93 ANIMAL COLLECTIVE Here Comes The Indian
94 EDDIE VEDDER Into The Wild
95 SCOTT WALKER The Drift
96 !!! Louden Up Now
97 SONDRE LERCHE Faces Down
98 PLAID Double Figure
99 AESOP ROCK None Shall Pass
100 McLUSKY Do Dallas