Share This Article
Ascoltare un disco dei Port-Royal significa lasciarsi accompagnare per i meandri ovattati di una dimensione surreale, dove spazi e tempi si dilatano all’inverosimile e la mente si ritrova a percorrere sentieri suggestivi ed altamente emozionali.
Ormai questi ragazzi genovesi sono nell’appagante condizione di non dover più dimostrare niente a nessuno: è bastato il fulminante esordio di “Flares” e l’apprezzato seguito di “Afraid to Dance” per lanciare il loro sound nei circuiti elettronici globali e adesso ci ritroviamo in casa, probabilmente senza averne ancora ben compreso la portata, una delle più interessanti realtà elettroniche europee, conosciuta ed apprezzata molto più all’estero che non in patria (il destino dei grandi).
Lo dimostra il fatto che il loro nuovo album “Dying In Time”, appena uscito, venga già distribuito in tutto il mondo, avvalendosi di alcune collaborazioni illustri e di una produzione artistica di alto livello (da segnalare l’emozionante video di “Balding Generation”).
I Port-Royal, pur senza rinnegare i toni sognanti ed ovattati che avevano decretato il successo di “Flares”, non rinunciano alla sperimentazione sonora, palesando di voler evolvere il proprio sound verso una dimensione più comunicativa e meno ermetica, grazie anche all’aggiunta di parti vocali (seppur contenute) e tempeste elettroniche “simil-dance” (distribuite però con estrema cautela ed intelligenza), facendo attenzione a non snaturare troppo la propria personalità.
Nonostante tutto ciò “Dying in Time” risulta essere un lavoro oscuro, forse il più astratto ed ipnotico della loro produzione artistica (che sia anche questo un segno dei tempi?). Trame intricate, tempi iper-dilatati e stratificazioni sonore impercettibili e raffinate sono gli elementi che contraddistinguono l’evoluzione artistica del sound dei Port-Royal e che fanno di “Dying In Time” un lavoro cupo, sofferto, profondo e carico di suggestioni emozionali tutte da interpretare.
Una cosa è certa: i Port-Royal confermano a pieno titolo di essere una delle poche, se non l’unica, vera ed attendibile realtà elettronica “Made in Italy”. Il resto lo lasciamo alla sensibilità ed all’immaginazione di chi ascolta.