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I nomi delle band sono importanti: alcuni lunghi, poi, sono talmente musicali o immaginifici che da soli funzionano a farteli stampare in testa, e dopo una cinquantina di anni di rock e di nomi più o meno astrusi è fondamentale riuscire ancora a farsi ricordare, in qualche modo.
Prendiamo questi russi: già la loro provenienza può far aguzzare l’udito in partenza, poi quando si viene a sapere come si chiamano il cerchio si chiude. Everything Is Made In China. Bello, ce lo ricorderemo. Praticamente il pensiero ultraricorrente di quando giriamo un oggetto che costa poco, cerchiamo la linguetta o l’adesivo che ci dica la provenienza e scopriamo il noto arcano. “Beh, è fatto in Cina”, ci scatta in testa. Una constatazione che ha contagiato anche i russi, probabilmente ancor più invasi da manufatti cinesi vista la vicinanza delle due nazioni.
Comunque: qui si dovrebbe parlare di musica e magari cercare di spiegare cosa suonano questi tre di Mosca dalle facciotte da bravi ragazzi, ma per questi gruppi che colpiscono non si vuole spendere più di tante parole: bisogna ascoltarseli. Questa “Sleepwalking” mette bene, sembrano una band inglese ancora un po’ inesperta a cui però viene da predire un futuro roseo.
Gli Everything Is Made In China hanno all’attivo un ep omonimo del 2006 e un paio di album, “4” del 2007 e l’ultimissimo “Automatic Movements” (2009) che pare essere piuttosto belloccio.
In realtà, ascoltando bene tutto “Automatic Movements” un piccolo accostamento per gli Everything Is Made In China lo si può trovare. Uno di quelle associazioni che potrebbero anche spaventare, ma è solo per capirci: gli Everything Is Made In China potrebbero essere, o meglio diventare, i Radiohead-russi.
(Paolo Bardelli)