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Sono passati praticamente due anni da quando, su queste pagine virtuali, lanciammo un s.o.s. per una band di tre ragazzini che vedemmo casualmente al Vox, sperticandoci in lodi inusuali per un gruppo senza alcun booking, produttore, etichetta, insomma una tra i miliardi di band emergenti che affollano i palchi in giro qua e là.
Non possiamo dunque che essere contenti – perché alle volte “lungimiranza” non è solo il titolo di una canzone degli Offlaga – di quello che gli Heike Has The Giggles hanno fatto da allora ad oggi: la vittoria ad Italia Wave Emilia Romagna, l’apertura ai Chemical Brothers il sabato di Italia Wave 2008, lo Sziget Festival e gli innumerevoli concerti che li hanno fatti anche crescere, Emanuela, Guido e Matteo.
Ora giunge (finalmente) il primo disco, ed è come se lo conoscessimo da due anni: tiro alla !!!, una produzione che doveva fare solo una cosa e l’ha fatta, ovvero fotografare in studio la pacca che i tre hanno dal vivo. Il divertimento è assicurato come quando si mette su “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not” di-chi-sapete-chi, al tempo definimmo gli Heike “come se PJ Harvey cantasse con gli Arctic Monkeys” e più o meno non possiamo che riconfermare. Soprattutto in un pezzo come “Commutatio Loci”, dove emerge prepotentemente il lato funk dei tre ravennati, o in “Chewing Gum” che chiude il disco; la voce di Emanuela – sorprendente – dà invece il meglio di sé in “Too Many Dj’s”, un brano che accentua il respiro internazionale di “Sh!”. Emanuela, per chi non l’avesse ancora capito, si prenota per essere la Karen O italiana.
C’è il garage (“Breathe”), il punk-rock stile Joe Jackson di “Look Sharp!” (“The Bride”), gli Heike spingono e spingono su riff che non possono che entrare in testa perché la loro forza è quella di essere immediati e (apparentemente) semplici pur negli intrecci che vanno a toccare diversi tipi di scale musicali.
Non possiamo essere noi a continuare a sottolineare come gli Heike Has The Giggles siano qualcosa che l’Italia non ha ancora avuto, sia perché già l’abbiamo detto in tempi non sospetti e poi perché gli Heike si fanno ascoltare da soli per quello che sono. Se il tempo sarà riconoscente, come dovrebbe, “Sh!” potrebbe essere ricordato come un album di svolta, di rottura con un certo modo (chiuso) di fare musica rock in Italia. Per ora, senza lanciarci in previsioni che sono di qua a venire, ci godiamo questo “Sh!” curiosi di sapere dove potrà ancora andare, in futuro, Heike e la sua ridarella.