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“Il futuro sarà diverso”: questo devo aver letto sul sito web di una di quelle favolose società che si occupano di marketing. Questo deve aver in effetti pensato anche Kieran Hebden mentre pianificava le sue ultime due uscite a nome Four Tet. Probabilmente sentiva il bisogno di provare a spostarsi altrove, di allontanarsi, sempre senza snaturare del tutto il canone che lo ha reso quel che oggi è. Diversamente da molti esperti di marketing, Hebden, pur cercando soluzioni nuove, non si è improvvisato, ma ha cercato di aggiungere qualcosa a ciò che già conosce bene.
“There Is Love In You” è un disco che riesce a trasmettere ancora l’autentico piacere dell’ascolto. Questa volta, come era facile intuire di fronte alle quattro tracce contenute nell’Ep “Ringer” (Domino, 2008), diventa chiara la volontà di spingersi altrove, esplorando a fondo le potenzialità del suono tech – house. In particolare emerge in Hebden la capacità di espiantare gli organi interni della tradizione house, di coglierne la profondità, la reiterazione, l’accostamento di basso, cassa e campioni vocali, e di trapiantarli nel corpo delle sue produzioni. Tutto questo spicca in “Sing”, brano che, accanto alla struttura ritmica presente in tanta minimal techno, vede gravitare un universo di suoni folktronici.
C’è il sollievo mentale nell’incedere di “There Is Love In You”; c’è, più delle altre volte, il coinvolgimento fisico che sembra trasformarsi, in alcuni momenti, in vera e propria smania di movimento.
La migliore descrizione per “Angel Echoes”, traccia di apertura, si ritrova nel titolo stesso; è il preludio al singolo “Love Cry”, perfetto inno house che mette insieme elementi della tradizione del genere con altri propri del repertorio Hebdeniano.
E’ un album che suona “circolare” “There is Love in You”, un flusso che varia dalla cassa dritta, al ricamo glich, capace di liberare il petto dall’ansia (“Circling”), di accarezzare l’emotività (“She Just Like To Fight”), come di penetrare nello stomaco (“Angel Echoes”, “Love Cry”, “Sing”). Appare certo, soprattutto al primo ascolto, più semplice e scarno se confrontato con le uscite precedenti; è, in realtà, l’album più vivo e viscerale della carriera di Hebden. E’ lo slancio verso l’abbandono fisico, la ripetizione di un mantra, la sensazione di un flusso che scorre naturale.
La traccia conclusiva, “She Just Like To Fight”, è sicuramente l’episodio che appare più legato al passato e si presenta come l’approdo naturale di un percorso che passando da “Dialogue” (Output, 1999) a “Pause” (Domino, 2001), ha coinvolto “Rounds” (Domino, 2003) oltre al più recente “Everything Ecstatic” (Domino 2005).
Inconfondibile e denso, “There is Love in You”, oltre ad essere l’ultimo capitolo di una discografia che potremmo già definire importante, si ritaglia, fin da ora, un posto tra le uscite più significative del 2010.