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Tutti conoscono la storia del brutto anatroccolo che diventa un cigno, ma nessuno ancora conosceva la storia del semipapero. Sì perché quest’ultimo è l’animale che c’entra, anche metaforicamente, per raccontare quella che è stata la prima data del tour di Samuel Katarro, partito proprio dall’Off di Modena. Il tour di “The Halfduck Mistery”, appunto: un misterioso semipapero che ha iniziato da solo la sua carriera (Samuel era uno splendido onemanband) arrivato, ora, praticamente ad essere una band: con Francesco D’Elia alla chitarra elettrica e al violino e Simone Vassallo alla batteria. Non è ancora il tempo di parlare del disco (meraviglioso), canzone per canzone, perché arriverà anche quell’occasione (uscirà il 15 aprile). E’ il momento di raccontare che all’Off è andata in scena una rappresentazione moderna e contemporaneamente retrò dei Sixties, non proprio quegli anni, ma un’idea di come poteva essere, la musica, in quegli anni. Folgorazioni ed idee estemporanee di Katarro, melodie contorte e allo stesso tempo armoniose: Samuel, sgravato dal dovere fare tutto lui con la chitarra, è sollevato da questo arduo compito (che comunque svolgeva benissimo) e si concentra sulla voce, il suo vero strumento. D’altro canto Francesco cesella passaggi beatlesiani con grinta rocker che fa scemare – e forse per fortuna! – il lato blues di Katarro per portarlo sulla psichedelia, mentre Simone si assume in carico l’onere di “seguire” le ritmiche di Samuel in un modo completo e allo stesso tempo non invasivo.
Menzione particolare, nella serata, per Mr. Andrea Rovacchi al mixer: quello che ha registrato proprio “The Halfduck Mistery” non poteva che fare dei suoni azzeccatissimi, con tanto di effettistica regalata sugli ultimi pezzi. Altro che le equalizzazioni e i volumi ascoltati nella data zero del Rebeldia di Pisa del 20 febbraio! (sì, c’eravamo anche lì, ed è stata un’esibizione più che discreta non agli alti livelli dell’Off).
Circa i brani, a Modena una menzione particolare va fatta per “9V” e Pink Clouds Over The Semipapero”, e per l’ariosa apertura di “Pop Skull”. Emozione speciale, a mille, per la chiusura di “You’re An Animal!”: la voce di Alberto Mariotti si confonde per un attimo con quella di Jeffino Buckley e tutti (pochi a dir la verità, in Italia siamo davvero dei cani per capire i talenti che abbiamo…) a nanna.
Il semipapero è l’animale del futuro: basterà attendere con trepidazione l’uscita di “The Halfduck Mistery” e si materializzerà da solo nei nostri stereo.
(Paolo Bardelli)