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Non è mica facile essere i Royksopp. Anche a me piacerebbe fare il Presidente della Repubblica, ma non ho (ancora) l’età e men che meno le competenze. Tim Simenon, in arte Bomb The Bass, con questo “Back To Light” anela al duo norvegese senza raggiungerlo, ovviamente.
Bomb The Bass è tamarrissimo e non riesce ad sfruttare il pop che permea in tutto il disco perché per fare buon pop bisogna a) avere buoni cantanti, b) non essere enfatici, c) ammiccare ma non troppo, e invece il “Back To Light” si perde: non è elegante nonostante punti molto sulle melodie, non è concreto pur utilizzando tutti i trucchi del mestiere, non è sufficientemente potente per essere trascinatore sul dancefloor, insomma, si ferma a metà dal guado.
Non è tutto da tralasciare, intendiamoci, però ci sono diverse pecche. Particolarmente, il cantante Paul Conboy a cui il dj inglese fa cantare ben quattro pezzi e che ha una vocalità fascinosa come uno scaffale di un supermercato. E poi la mancanza di un effetto trance sempre lanciato e mai raggiunto alla perfezione, tranne forse in “Start”.
Bomb The Bass azzecca invece quasi gli obiettivi in pezzi come “X Rays Eyes”, un electropop notturno sussurrato in cui gli arpeggiatori riescono finalmente a dare rotondità al sound, e sicuramente nella conclusiva strumentale “Milakia” (feat. Martin Gore dei Depeche Mode), dove i territori si dilatano là dalle parti dei Boards Of Canada stratificandosi in una nuova dimensione rallentata.
Probabilmente “Back To Light” potrà strappare qualche ascolto in più a qualche pischello che non ha ancora metabolizzato bene i passaggi dell’elettronica dall’invenzione dei synth ad oggi, ma a chi ha le orecchie più scafate non conquisterà il posto di comando del lettore cd, piuttosto un angolino laterale nella collezione archiviata, sezione “electro non troppo importante”.