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Probabilmente la funzione principale della musica è quella di poter viaggiare con la fantasia. Non è detto e non funziona così per tutti, ma sarebbe già un buon motivo per ascoltare un disco. “Slow Migration” fa questo effetto, e lo fa con una fragranza come di pane appena sfornato, con un calore come di abbraccio tenero, insomma come il risultato di una cosa buona.
Musica strumentale che potrebbe essere utilizzata per accompagnare le immagini di un docu-film italiano attraversato da sentimenti veri così come quelle di un cortometraggio fantasioso alla “Il Favoloso Mondo di Amélie” (“Blucosio” e “Valtz. n. 1” potrebbero essere davvero uscite dalla penna di Yann Tiersen), i Roggiu De Mussa Pin-A sfruttano le loro diverse sensibilità (i cinque musicisti provengono da zone geografiche diverse dell’Italia) tra ghironde, violini, chitarre acustiche e percussioni come in un viaggio continuo tra i meandri della musica popolare, che nel qual caso si mischia con echi di altre culture (quella francese, quella irlandese) senza snaturarsi in qualcosa che è troppo meticcio.
La canzone “Slow Migration” è un cadenzato mantra in cui la fisarmonica si trasforma in strumento psichedelico, “Opera Galleggiante” un allegro divertissement da domenica paesana che si sviluppa in una melodia alla Nino Rota, “Canzone Amena” lo dice il titolo stesso.
Un disco che emana la luce obliqua delle prime ore della mattina, quella che porta poi ad un giorno di fiera tra bancarelle, balocchi e una passeggiata sotto braccio.
(Paolo Bardelli)