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Per raccontare l’Here I Stay festival non basta partire unicamente dall’aspetto musicale. Perché la particolarità di questa tre giorni concertistica è data anche e soprattutto dalla splendida cornice naturale della zona esterna dello Sleepwalkers, locale disperso nel nulla vicino a Guspini, nel Medio Campidano, una zona del centro-sud Sardegna. Immaginate due palchi, non troppo grandi, immersi nel verde, con lo splendido mare della Costa Verde a mezz’ora di auto. Una media di otto concerti al giorno in un’atmosfera intima (gli ingressi di questa edizione sono stati in media un migliaio) e rilassata, con la possibilità di sfruttare la zona camping a fianco l’area dei concerti, per vivere questa esperienza in modo totale. Il quinto anno del festival vede un cartellone vario che ha senza dubbio negli Oneida (gruppo che qui su Kalporz non ha certo bisogno di presentazioni) l’attrattiva principale. Oltre al gruppo newyorkese nel weekend guspinese sono previsti parecchie band straniere che si alternano con formazioni ed artisti italiani, alcune delle quali alla stessa etichetta discografica Here i Stay (Vanvera, Love Boat, Plasma Expander e Raw Rave Groove, per fare alcuni esempi). Il tutto a un prezzo concorrenziale, cioè 35 euro per tre giorni. Purtoppo non ho potuto assistere alla giornata di domenica, che a quanto riferito dai presenti, oltre a concerti interessanti, ha trovato in un improvvisato e divertente dj set messo su dagli Oneida la degna conclusione del festival.
VENERDI’ 30 LUGLIO 2010
Si arriva allo Sleepwalkers quando hanno già terminato i loro set Musica per bambini e i Comaneci. Sono quasi le nove e pare essere il momento di maggior afflusso di persone. A riprendere le danze ci pensano i Two bit of dezperados, formazione composta da membri di Rippers e Love Boat alla chitarra e da altri due musicisti che ha proposto un potente mix di garage rock e blues ben calibrato con la voce femminile. Soluzioni sonore già sentite ma di sicuro effetto sul pubblico. Si cambia completamente registro con il successivo artista, ovvero Trees of mint, artista cagliaritano trapiantato a Bologna che ha proposto un set basato principalmente sui pezzi del secondo disco di prossima uscita. Tra suoni dilatati e riff di chitarra appena accennati, il concerto non convince a pieno, probabilmente non adatto a un palco all’aperto. Con un impatto sonoro diametralmente opposto si presentano al pubblico i G.I. Joe. Il giovane duo bolognese nonostante la formazione minimale di batteria e basso riesce comunque a incendiare la platea attraverso un concerto strumentale che ha il suo punto di forza nei suoni distorti e in una pulsante sezione ritmica. I Cold Pumas, giovane e promettente formazione di Brighton, hanno invece proposto una interessante miscela di noise, psichedelia e ritmi ossessivi ed ipnotici. Non hanno ancora un groove che smuove le masse ma il loro è comunque un live set degno di nota. Molto più incisivo il concerto dei Buzz Aldrin che hanno sorpreso tutti con un’esplosione sonora fatta soprattutto di post punk e new wave, ma con un occhio anche ad atmosfere shoegaze. Positiva, come sempre d’altronde, anche la prova dei cagliaritani Love Boat con il loro scanzonato garage rock e una scaletta basata soprattutto sui pezzi dell’album “Imaginary beatings of love”. La chiusura della giornata è affidata ai romani TAVRVS che riescono a trascinare il pubblico con il loro mix che rimanda all’electro più attuale, alla Justice.
SABATO 31 LUGLIO 2010
L’inizio della giornata di sabato ha visto le esibizioni di Vanvera, My Bubba and Mi e Signorafranca alle quali purtroppo non ho potuto assistere. Il primo gruppo del mio secondo giorno di Here i Stay, sono i locali Plasma Expander, che confermano le ottime impressioni suscitate nelle loro varie esibizioni live. Anzi pare proprio che il palco sia l’habitat naturale della band. E non solo per l’accattivante look con i camici da sala operatoria, ma anche e soprattutto per l’intensità del loro rock strumentale quadrato ed incisivo. Sull’altro palco iniziano di seguito i Bradien. Il gruppo di Barcellona è reduce dalla partecipazione al Sonar di quest’anno e dunque c’è attesa e curiosità per il loro concerto. Hanno un sound abbastanza minimale i Bradien, che però non trascina, anche se siamo di fronte a un progetto musicale di sicuro interesse e che in futuro potrà solo migliorare. Il gruppo più atteso sono soprattutto loro, gli statunitensi Oneida. I musicisti americani non tradiscono le attese, con uno spettacolo granitico, quasi senza soluzione di continuità, a tratti forse pesante ma non in senso negativo. Anche sul palco come su disco gli Oneida non si risparmiano in sperimentazioni sonore, come dei veri e proprio artigiani della musica. La sorpresa inaspettata e piacevole arriva dai Criminal Jokers. La band italiana, giovane anagraficamente ma già con una discreta esperienza alle spalle, ha suonato i pezzi del disco d’esordio “This was supposed to be our future” uscito nell’autunno dell’anno scorso. Un set tirato, semi-acustico, sempre in bilico tra folk e punk, ben recepito dal pubblico del festival. L’ultimo concerto della giornata è quello dei Mujeres, formazione al momento molto hype di Barcellona. Le perplessità su questo gruppo ci sono: alcuni pezzi non sono male, ma sono assolutamente derivativi e sembra quasi che la band si presenti come una versione europea/spagnola dei Black Lips. Il gioco regge solo in parte dato che manca quasi completamente la presenza scenica e parliamo anche di un genere parecchio inflazionato, che però può vantare gruppi molto più efficaci. I Mujeres rimangono una band orecchiabile ma per ora ci si ferma lì. Il dj set di chiusura è affidato al dj triestino Michael Myers, che teoricamente dovrebbe proporre una selezione di garage, beat e rock. Il suo set è quello che mai si vorrebbe sentire. Oltre a una selezione troppo dozzinale arrivano infatti parecchi errori tecnici, più o meno tutto quello che nemmeno un dj esordiente dovrebbe mai fare. Magari sarà stata la stanchezza, magari la mancanza di una spia, ma se si suona in un evento di una certa importanza come questo si dovrebbe garantire un minimo di professionalità in più.
L’Here I Stay si conferma uno dei festival più interessanti in Italia. Ma in Italia la concorrenza non è tantissima. I margini di miglioramento per questa manifestazione ci sono, come ci sono e chiare le potenzialità. Se gli organizzatori sapranno far crescere il festival guardando a modelli europei allora potremo dire di avere in Sardegna un festival degno di quelli per i quali un po’ tutti noi spendiamo soldi attraverso l’Europa.
(Francesco Melis)
foto di Nico Massa
Collegamenti su Kalporz:
Oneida – la Kalporzgrafia
Musikal! Awards 2002
9 agosto 2010