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I Joy Division, non serve nemmeno ripeterlo per l’ennesima volta, sono uno dei luoghi “mitografici” e fondativi più importanti e (conseguentemente) riveriti di tutta la storia della civiltà rock (e dei microculti sacralizzanti di cui essa sempre si sostanzia). Se a determinare una simile situazione di fatto concorrono i più disparati fattori (un intreccio inestricabile di circostanze storico-sociali, biografiche, geografiche e non ultime estetiche che a suo tempo cercammo pure di sbrogliare parzialmente in un lungo speciale kalporziano), resta innegabile come la band, a fronte dell’esiguo materiale scritto e pubblicato in poco più di un biennio di tribolatissima esistenza, rimanga ancora oggi una presenza pervasiva e massimamente caratterizzante per un un’ampia fetta della produzione rock “alternativa” attuale, un modello e una macchina di soluzioni stilistiche e strutture compositive ancora ben lungi dall’aver esaurito il proprio potenziale di innovazione concettuale e la propria irresistibile fascinazione sonora.
Prova ulteriore ne sia questa antologia/ tributo voluta dall’Assessorato Cultura di Reggio Emilia e da SGP (Spazio Gerra Produzioni), che vede coinvolti alcuni dei nomi di punta del sottobosco indipendente reggiano, dagli affermati Julie’s Haircut ai Mquestionmark, passando per i Magpie, alla prese con un rilettura creativa/ omaggio spassionato al canzoniere di Curtis e soci, sotto l’attenta cura di Daniele Carretti degli Offlaga Disco Pax. Se l’esito dei singoli episodi è altalenante, lo spirito dell’iniziativa nel suo complesso convince, soprattutto laddove le band coinvolte trasfigurano le partiture originali riproiettandole con forza stravolgente nel proprio immaginario di riferimento, distorcendo e piegando le pasta dei brani di partenza alle necessità decostruttive di un diverso sguardo musicale, che offre spunti e nuove prospettive di interpretazione per brani spesso ascoltati talmente tante volte da diventare quasi sconosciuti (si prendano ad esempio il minimalismo glitchtronico con il quale i Volvo Tapes dissolvono in un pallido sussuro afasico di silicio “Isolation”, la desolata favola psycho-pop che Judah racconta per addormentare i fremiti irrisolti di “Transmission” o l’irta cattedrale di riverberi e droni sospirosi che i notevolissimi Magpie costruiscono intorno alla preghiera di “Digital”).
Mentre il claudicante Peter Hook, invece di godersi una placida e ben più redditizia (per noi) pensione alle Bahamas, porta in giro una penosa, sguaiata e disonorevole riproposizione live di “Unknown Pleasures” che nessuno gli ha chiesto (ogni mito comporta sempre e inevitabilmente anche il business di quello stesso mito, nell’era del mercato, c’è poco da farci), questa piccola antologia di cover molto più opportunamente offre diciotto dignitosissimi tentativi di risposta all’assillante domanda: “Perchè siamo ossessionati dalla musica dei Joy Division?”. Che poi la domanda resti a tutti gli effetti inevasa, deve preoccuparci ben poco.
(Francesco Giordani)
04 settembre 2010
Tracklist:
01. Johnny LaRosa & Riverbuzz – LoveWillTearUsApart
02. Radio Alice – Shadowplay
03. Mquestionmark – Warsaw
04. Julie’s Haircut – Colony
05. Rufus Party – Twenty Four Hours
06. Judah – Transmission
07. VolvoTapes – Isolation
08. Magpie – Digital
09. the Perris – Insight
10. Mustek – A Means To An End
11. Agata – Exercise One
12. Dani Male Heart & Soul
13. IRRS – Day Of TheLord
14. TV Delventre – Decades
15. the Radiostars – TheyWalkedInLine
16. Mr Tomato – No Love Lost
17. Oscar Abelli Quartet – Atmosphere
18. Brutal Dandies – Overcrowling
Collegamenti su Kalporz:
Joy Division – Unknown Pleasures
Joy Division – L’amore ci strazierà – Ian Curtis e il mito dei Joy Division