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Il duo costituito dall’americano Jordan De Maio e Paolo Petrocelli, con domicilio rigorosamente romano ma credenziali qualitative ad ampio raggio internazionale, realizza con il debutto omonimo del progetto Vinegar Socks una collezione elegante e stilisticamente ben assortita di brani folk dal piglio meditativo e nostalgicamente sospeso in un nebbia eterea di ricordi ed emozioni vibranti.
Tutto l’album si attesta lungo i bordi smangiati di un tenue acquarellismo acustico in tinta sbiadita, fasciato in arrangiamenti ricchi di suggestioni strumentali (sontuose trame di archi e fiati) mai del tutto ovvie o prevedibili, in cui a dominare è soprattutto la luce calda e carezzevole del violino di Petrocelli, che descrive e racconta ambienti e volti lontani, in bilico tra sogno e memoria, costantemente attraversata da parte a parte come un tessuto dalle plettrate leggiadre e agilmente saettanti del mandolino dell’ospite di lusso Patrizio Petrucci.
Alla fine ne emerge un discreto dagherrotipo virato seppia, che oscilla tra la grazia neofolk di Great Lake Swimmers o Mountain Goats, reminiscenze brechtiane e impercettibili punte di acidulo klezmer balcanico appena accennato in punta di dita. Un lavoro degno di rispetto e artigianalmente apprezzabile, per quanto non clamoroso, in definitiva.
(Francesco Giordani)
18 settembre 2010