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Rivedere dal vivo una band che ha pubblicato il suo primo singolo nel 1990 e ritrovarla ancora giovane. La sensazione è che i Charlatans in questo 2010 abbiano preso parte a qualche misteriosa cura rigenerante. Avrà giovato il tour primaverile con cui Tim Burgess e soci hanno riportato per intero sul palco il loro album d’esordio “Some friendly”? Probabile, ma invece di perdere tempo a rispondere a questo quesito è stato meglio ammirare lo splendido concerto che la band inglese ha regalato al pubblico del Circolo degli Artisti a Roma. Anzi, il termine “splendido” è piuttosto limitante in questo caso. Certo è che da tempo non si vedevano i Charlatans così in forma. Con un Tim Burgess quasi sciamanico nelle sue movenze, i cinque musicisti inglesi hanno suonato per un’ora e mezza o quasi, percorrendo i brani di una scaletta praticamente perfetta che, a parte qualche momento dedicato all’ultimo disco “Who we touch”, ha messo in scena una vera e propria cavalcata attraverso i vent’anni della loro carriera. Non è un caso forse che l’apertura sia stata affidata a “Then”, uno dei primissimi singoli in assoluto dei Charlatans, un brano del 1990 che mostra ancora la sua freschezza stilistica. E se il pubblico, numericamente quasi da sold out, era già ben predisposto verso i cinque, il primo quarto d’ora ha mandato letteralmente in visibilio e incantato tutti i presenti al Circolo degli Artisti. A seguire infatti ecco altri due pezzi forti del repertorio come “Weirdo”, dalle atmosfere affascinanti e quasi oniriche e “Can’t get out of bed”, in linea con il brit pop degli anni ’90. Si passa a qualche momento dedicato al disco più recente con la trascinante “Smash the system” e la ballata “Your pure soul”, uno dei pochi momenti del concerto in cui prendere fiato. All’interno della serata rivivono anche singoli più recenti, rigenerati anche loro dalla freschezza della band sul palco. “Blackened Blue Eyes” diventa un brano ancora più catchy e ballabile che non su disco, cosa che avviene in misura ancora maggiore con “You’re So Pretty We’re So Pretty”, da “Wonderland”, disco dei primi anni zero. Ma i pezzi più attesi sono di sicuro quelli meno recenti come “One to another” o una bellissima “Tellin’ stories”. “North country boy” in versione da applausi fa da apripista al pezzo che da sempre rappresenta l’anthem dei Charlatans: “The only one i know”, durante la quale non si vede una sola persona all’interno del locale romano che riesca a stare ferma. Si avvicina la fine del concerto, ma dopo “This is the end” la band per ragioni di tempo deve rinunciare ai bis ed allora esegue subito la conclusiva “Sproston green” in una versione ipnotica e roboante. Finisce tutto, tra applausi, sorrisi e visi soddisfatti: forse ci sentiamo ringiovaniti anche noi.
(di Francesco Melis)
03 novembre 2010