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Non poteva che piovere a dirotto, su Roma e forse su tutto il mondo, quel giovedì di inizio Dicembre in cui i Massimo Volume sono finalmente tornati, attesissimi e desiderati come pochi altri, nella capitale per raccontare il nuovo corso delle nostre cattive abitudini. Cade una pioggia spessa, pesante, impregnata di terra e di ricordi imprevisti che ci colgono all’improvviso mentre con le scarpe inzuppate aspettiamo una tregua sotto la tettoia scricchiolante di un bar carveriano con tutti i tavolini rimasti vuoti. I Massimo Volume li abbiamo già visti, sembra ieri e invece è più di un anno fa, nello stesso luogo in cui li ritroviamo in questo giovedì, a sancire il ritorno dopo un periodo di silenzio che pareva allora interminabile e oggi necessario. Rimanemmo all’epoca sinceramente stupiti dal senso di solenne intensità di quello che, più che ad un concerto, somigliava (ed in fondo era) ad una cerimonia di penitenza e redenzione, ci stordì la forza poetica di parole straniere e familiari riconsegnate al peso di tutta loro inaggirabile verità, mentre tessiture musicali di grana finissima e colori guizzanti lenivano ferite che neanche sapevamo di possedere.
Prima dei bolognesi aprono la serata i Bachi da Pietra di Bruno Dorella e Giovanni Succi (ci offrirà a concerto finito l’ottimo e ormai famigerato “Tarlo Terzo”, una selezione di Barbera d’Asti con carattere fermo e un retrogusto vagamente pungente, forse la perfetta descrizione della loro musica) che presentano il quarto capitolo della loro avventura, “Quarzo”. L’esibizione si snoda, viscerale e schiumosa, tra ipotesi di sadcore-blues ossificato e canzoni intinte nell’inchiostro nerofumo di una disperazione amara e sproloquiante, tra Mark Lanegan e i Morphine, in un dettato essenziale costruito ad arte dagli intagli ritmici di Dorella alla batteria e dalle serpentine minimali della chitarra di Succi che plana e si contorce come la traiettoria di un corvo nero.
Emidio Clementi sostiene che la formazione attuale dei Massimo Volume sia la migliore di sempre ed ha ragione. L’innesto in organico di Stefano Pilia e la sua straordinaria interazione cromatica con Egle Sommacal ha di fatto innestato due ali di inaudita potenza sonora nel corpo dolente della band, accendendo di una luce nuova e diversa i momenti più significativi del canzoniere storico. Momenti che il gruppo riserva comunque al bis, incentrando tutta la prima parte dello spettacolo su una riesecuzione integrale, secondo l’ordine rigoroso di scaletta, di “Cattive Abitudini”. Si parte così dalla voce di Robert Lowell, seduti di fronte alle nostre parole, per provare poi ad immaginare, con tutta la forza che ancora ci rimane, un mondo dopo il mondo, lungo il bordo screpolato di una fine forse solo provvisoria. Tra i due estremi prende corpo una riflessione cangiante sul lavoro oscuro del tempo, vero e forse unico protagonista dell’ultimo disco della band, il tempo che è trascorso e che ci separa dalle immagini costrette a descriverci, ma anche il tempo che resta ancora da vivere, indeciso tra la promessa di un riscatto e la pura illusione. Intorno al recitato impassibile e tesissimo di Clementi, si aprono intanto le esplosioni geometriche della Burattini che accarezza e sussurra pensieri segreti alle sue bacchette mentre i movimenti ora liquidi e viscosi ora turgidi e trasparenti come il vetro di Sommacal e Pilia raccontano altre storie dentro le storie, altri volti e altre occasioni.
La band, richiamata a gran voce, ritorna sul palco per ben due volte, incidendo nel ricordo degli astanti le sagome indimenticabili di “Fuoco Fatuo”, “Il Tempo Scorre Lungo I Bordi”, “Il Primo Dio” e una devastante “Vedute Dallo Spazio”. Usciti dal concerto piove ancora, come prima di entrare, e ci si guarda tutti furtivamente negli occhi senza dire niente, percependo come un senso di incolmabile distanza che però, del tutto imprevedibilmente, avvicina invece di separare, in una superiore forma di condivisione silenziosa.
(Francesco Giordani)
Collegamenti su Kalporz:
Massimo Volume – Cattive Abitudini
Caspiterina! – Le “cattive abitudini” dei Massimo Volume, e dei giornalisti (22.10.2010)
Massimo Volume – Bologna nov. 2008
Massimo Volume – Concerto al Circolo degli Artisti (Roma)
Massimo Volume – Intervista ad Emidio Clementi (23-10-2008)
5 dicembre 2010