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Il gruppo romano Spiritual Front, dopo i buonissimi riscontri del precedente “Armageddon Gigolo” (2006), approda una ad una nuova fase della propria maturità espressiva, contrassegnata da una maggiore caratterizzazione pop e “classica” di melodie ed arrangiamenti. Il tocco raffinato e colto di Simone Salvatori e compagni si arricchisce di elementi che mettono in secondo piano le atmosfere più dark-noir o anche folk apocalittiche delle passate stagioni (“nihilist suicide pop” fu infatti la definizione coniata a suo tempo dalla band) , in favore di aperture sontuose alla canzone, in cui si ritrovano oltre ai rimandi più o meno consueti a Nick Cave, Scott Walker e Leonard Cohen, nuovi e significativi elementi stilistici più vicini a Smiths, Commotions, Tindersticks ma anche a piccoli gruppi di culto del sottobosco inglese anni Novanta come Gene, Strangelove o Jack.
Sullo sfondo di una mamma Roma pasolinianamente peccatrice, sodomita, corrotta e a tratti impietosa, imbevuta di un ombroso e cinico immaginario fassbinderiano, si snocciolano i motivi di un canzoniere disinibito e stilisticamente ricco, che ingloba al proprio interno suggestioni di tango argentino, mirabili spunti swing-soul (con punte di cabaret country-western vagamente cinematografico in “The Days Of Anger”), spleen da canzone francese (“Kiss The Girls And Make Tem Die”), così come anche romantiche fascinazioni new wave in odore di Marc Almond (“Sad Almost A Winter”, “My Erotic Sacrifice”). Su tutto vai poi ad adagiarsi uno spolvero di maledettismo decadente, d’impronta assai dandistica e bohemein, del tutto compatibile con l’approccio altamente estetizzante e letterario del gruppo, approccio che tuttavia non diventa mai stucchevole o artificioso.
(Francesco Giordani)
8 dicembre 2010