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Chiariamo subito il bluff del titolo: non è che il vecchio Clint abbia rilasciato un’intervista in cui loda la musica di Thom Yorke e soci e ammette che si è ispirato ad essa per i suoi film. In realtà la faccenda è molto, molto più criptica. E minimale.
Qui siamo nei dintorni delle citazioni, e in particolare di citazioni nascoste all’interno dell’ultimo film di Clint Eastwood, “Hereafter”. Bel film, tra l’altro, con un finalino un po’ telefonato ma nel complesso una pellicola toccante e riuscita, oltreché “educata” e intelligente nelle domande che, inevitabilmente, pone.
Radiohead, si diceva. L’omaggio in “Hereafter” ai Radiohead è opera forse di Clint ma più probabilmente di uno scenografo musicofilo dotato di gusto, anche grafico. Durante la scena in cui il bambino Marcus va nella nuova casa dei genitori affidatari, si siede sul letto lasciato libero dal precedente figlio adottivo (in quel momento già maggiorenne ed uscito di casa) e sopra il cuscino, laddove potrebbe esserci un crocifisso o una Madonna che protegga il sonno prezioso di un cucciolo, ecco spuntare la parte in basso del manifesto del tour pre-Kid A del 2000. Manifesto splendido nella sua visionarietà e che vidi in un viaggio irlandese in quell’estate. Opera, ovviamente, di Stanley Donwood:
E nel riguardare bene questa locandina (che il sottoscritto – di questo non ve ne potrà-fregà-de-meno – tiene come desktop del cellulare da una decina d’anni) saltano fuori un paio di pensieri. Primo: che un po’ Marcus è come se avesse sopra la testa delle altre divinità, i Radiohead – si sa – non sono propriamente umani. Secondo: che Clint (o lo scenografo rockettaro) abbia davvero messo lì una citazione dell’invasione terrena di demoni quale rappresentazione (macabra) di una compenetrazione realtà/aldilà che è il tema del film. Ma visto che le incursioni ultraterrene in “Hereafter” sono molto più tendenti al new-age che all’”Esorcista”, il tutto è più probabilmente molto più casuale.
O meglio: per noi amanti dei Radiohead nulla è casuale, e basta una citazione del genere (di “Kid A”) per farci scomparire immediatamente, e definitivamente, in un’altra dimensione.
That there
That’s not me
I go
Where I please
I walk through walls
I float down the Liffey
I’m not here
This isn’t happening
I’m not here
I’m not here
(Paolo Bardelli)
Collegamenti su Kalporz:
Radiohead – Discografia, recensioni, live report
Speciali – “Stanley Donwood, l’anima visiva dei Radiohead”.
Caspiterina! – Stanley Donwood, il Chupacabra e la fine del mondo secondo Giacobbo (02.07.2009)
Caspiterina! – Stanley Donwood, il “visualizzatore” dei Radiohead in mostra retrospettiva a Roma (06.11.2010)
13 gennaio 2011