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“A cuor contento” è il payoff di questo inaspettato ritorno di Giovanni Lindo Ferretti, nato dapprima in sordina e solo per un paio di date e trasformatosi poi in un vero e proprio tour. L’ex P.G.R., già C.S.I. e prima ancora CCCP, è accompagnato da due degli ormai disciolti Ustmamò, Ezio Bonicelli (violino e chitarra acustica) e Luca A. Rossi (basso, chitarra elettrica, e diavolerie elettroniche). Si sarebbe tentati di dire un tour di “ex” a rinverdire emozioni e repertori.
Purtroppo il cuor contento, a parte qualche sprazzo fugace, si è rapidamente acquietato. Complice un suono non impeccabile, arrangiamenti poco convincenti e una performance incerta. Non basta avere sul palco Ferretti che canta Ferretti per richiamare in vita quello che è stato il gruppo italiano più interessante e memorabile (cit.) degli ultimi 20 anni.
I testi di GLF senza il tessuto musicale degli altri Suonatori Indipendenti perdono di vitalità. Neppure l’escamotage violino+elettronica basta per sostituire le chitarre di SorellaSconfitta-Zamboni e di Rossofuoco-Canali, così diverse fra loro, ma sempre così ben amalgamate. Quello che manca dall’esibizione del Live Club, ogni volta evocata dal tal pezzo, da quell’inciso rivisitato, o da quella strofa, è proprio quella magia e la sua mancanza suona ancora più dolorosa. Vedere e sentire Ferretti dal vivo, solo sul palco, un leggio davanti e un paio di occhiali in mano, mostra come, parafrasando proprio il Giolindo, quello che è stato è stato, e ciò che è stato già non è.
La meravigliosa e perfetta esperienza musicale dei C.S.I. non potrà più tornare. Forse è questo il senso di questo tour. Altri non se ne riescono a percepire. O forse sì, ma sarebbe gratuito e fuori luogo disquisirne ora.
La veste minimal-elettronica poco si confà agli storici pezzi, mentre invece suona più calzante per i lavori solista di “Co.Dex”.
Scaletta, solo highlight e in ordine sparso: “Depressione caspica”, “Per me lo so”, “A tratti”, “Paxo de Jarusalem”, “Del mondo”, “Cronaca montana”, “Occidente”, “Barbaro”, “Annarella”, “Unità di produzione”, “Radio Kabul”, “Io e Tancredi”, “M’importa ‘na sega”.
(Vanessa Giulieri)
24 febbraio 2011
2 Comments
Matteo Marconi
E’ ora che il povero Ferretti inumi se stesso e si abbandoni alla pace eterna. Senza cacarsi sotto però.
Filo
The decline of Giolindo Ferretti