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Non è difficile attirare l’attenzione con un singolo come “My Name Is Trouble”, che spacca. E’ una canzone che apre un mondo, che fa immaginare oltre l’orizzonte sonoro per quella delicatezza/suadenza di pop sornione, e che accende i riflettori su Keren Ann.
E’ brava, la cantante israeliano-francese che si divide tra Parigi e New York City, e in “101” è perfetta quando asseconda quel suo (bel) modo “addormentato” di cantare, quando rallenta i ritmi arpeggiando chitarre (“All The Beautiful Girls”) e sembra quasi campionare le batterie di Beck di “Sea Change” (“You Were On Fire”). Questo lato della personalità di “101” emerge prepotentemente rotondo e affascinante, lievemente malinconico e finanche sinistro, andando a coprire per certi versi uno spazio lasciato vacante dagli ultimi Air, incapaci di ricreare in maniera credibile le atmosfere che li hanno resi celebri (splendida la recitata “101”, pezzo che chiude il disco).
Ma evidentemente Keren Ann non ha ancora scelto chi essere, oppure i suoi produttori non hanno ancora deciso come incasellarla, pertanto in quest’album assistiamo anche a cadute di tono come “Sugar Mama” o “Blood On My Hands” dove viene esibita una “allegria” sforzata, un voler andare su di giri senza che ciò corrisponda alla reale interiorità musicale di Keren. Non che questi episodi siano definitivamente spiacevoli od oltremodo indigesti, sono semplicemente delle note stonate che non fanno capire se Keren Ann da grande voglia essere Lily Allen oppure una Patti Smith del pop di classe.
Noi si è capito per che cosa tifiamo, no?
65/100
(Paolo Bardelli)
26 marzo 2011