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“Gli Smart Cops nascono alla fine del 2007, in seguito alla mancata ammissione ad un concorso per arruolarsi in polizia. Sono una macchina di alienazione sociale, sarcasmo, ribellione e paranoia”. Basterebbero queste poche righe di presentazione per introdurvi all’interno di “Per proteggere e servire”, il loro primo bollente disco.
Il discorso inerente la polizia potrebbe essere scottante e oggetto di lunghe discussioni: cosa è giusto e sbagliato durante una manifestazione, come si cerca di combattere la violenza, è giustificabile reprimere comportamenti in apparenza pericolosi, le forze dell’ordine tutelano sempre e solo la società?
Ognuno avrà la sua idea in merito, anche se la giustizia dovrebbe essere uguale per tutti. In ogni caso temi scomodi, affrontati spesso e volentieri con giudizi adolescenziali incentrati più sullo scontro estremo e l’odio.
La verità sta quasi sempre nel mezzo e gli Smart Cops sono questa zona centrale, in apparenza neutrale. Con questo disco decidono di regalarci qualche ipotetica risposta e di assestare il loro colpo affidandosi al sarcasmo e a una miscela esplosiva di punk’n’roll settantasettino che si destreggia tra Ramones e Dead Boys, flirtando in più di un’occasione con il beat italiano, in special modo con i Ribelli e con un pizzico dei mitici Pay(la qual cosa non guasta mai).
UAU-UAU-UAU, la sirena ci allerta dell’imminente pericolo causato dalle note moleste di “Realtà cercami”.
Questi piccoli poliziotti proclamano in poco più di venti minuti che la colpa non è loro, che il pacifismo li confonde e che chi piglia pesci mentre dorme al gatto solo non li dà, ma questi rozzi assalti sono farina del loro prezioso sacco, per la precisione di una sapiente rielaborazione di passaggi rubati principalmente alla storica scena newyorkese.
“Il cattivo tenente” è il pezzo più radiofonico, e primo azzeccatissimo singolo; il ritmo segue le coordinate dei primi Hives, quelli meno patinati per intenderci. Radiofonico non significa per forza commerciale, anche perchè un ritornello come “La morte non è un limite, le droghe non sono un ostacolo, la merda non la cancellerò mai” non è facilmente assimilabile sulla FM nazionale. Particolare menzione pure per “Nella giungla”, pescata tra i solchi di “Leave Home” (oppure “Ramones” o “Rocket To Russia”, scegliete voi il più consono).
Non rivoluzioneranno l’andamento discografico, non arriveranno tra i finalisti di Sanremo duettando con l’ennesima “big star” nata da un format televisivo, non riusciranno a reprimere il crimine ma sicuramente saranno il sottofondo ideale per tutti i disadattati che vorranno organizzare una festa rigorsamente irregolare.
Mi auguro che qualche risata verrà strappata pure a qualche componente di un corpo istituzionale.
71/100
(Matteo Ghilardi)
10 Marzo 2011
1 Comment
Antonio
Che roba, qualche sorriso ma disco fondamentalmente inutile.