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Giunge finalmente alle stampe l’atteso esordio del progetto Banjo or Freakout, il cui master mind è Alessio Natalizia, italianissimo cantante/chitarrista dei Disco Drive e tra i fautori principali dell’acclamato “What’s wrong with you, people?” (2005). Dopo essersi trasferito in terra d’Albione, il musicista di Vasto s’è imbarcato in questa nuova esperienza musicale, ispirato dalla scena kraut-rock, dal dream-rock e da numi tutelari del calibro di Animal Collective e Atlas Sound.
Il disco si apre con “105” e già dai primi secondi del brano è possibile comprendere quello che ci aspetterà per tutti i 40 minuti del disco. Una batteria estremamente minimale dà il ritmo agli intrecci sonori delle chitarre, su cui si staglia la voce cullante di Alessio. Lo space-rock è ben presente, ma c’è anche altro: elettronica, shoegaze ed echi di Arthur Russell. “Go Ahead” a parere di chi scrive è uno dei punti più alti dell’intero disco, capace di stamparsi subito nella testa dell’ascoltatore e di ricordare, in certi passaggi, i Battles. Ottime chitarre, ma notevole è anche il contributo apportato dai synths, utilizzati in modo sapiente e senza abusarne, come può ben notarsi anche in “Can’t Be Mad for Nothing” o in “Dear Me”. Molti altri sono gli spunti interessanti che si possono rinvenire tra le 10 tracce, come lo shoegaze di “Move out” o gli intrecci vocali di “Idiot rain”. Rispetto ai primissimi lavori a nome Banjo or Freakout, si vede che Alessio Natalizia è riuscito ad affinare la proposta sonora, creando un proprio riconoscibile marchio di fabbrica. Si distingue poi, proseguendo
nell’ascolto, “Fully Enjoy”, certamente il brano più ispirato e compiuto dell’intero album, con voci eteree e melodie cullanti ed easy-listening. Ma la semplicità è solo apparente. La dote del nostro connazionale, infatti, è quella di riuscire a far scorrere senza ostacoli brani invero complessi a livello sonoro. In tale impresa i meriti sono anche da ascrivere alla produzione di Nicolas Verhens (già al lavoro in passato con Animal Collective e Deerhunter) che, seppur sacrificando l’approccio minimalista e più primitivo dei primi 7” e demo, riesce a conferire a “Banjo or Freakout” omogeneità e suoni coinvolgenti e corposi.
Con la psichedelica “I don’t want to start all over again” si chiude “Banjo or Freakout”, un viaggio cosmico che, ascolto dopo ascolto, riesce a colpire senza risultare monocorde. C’è ben poco di italiano in questo disco, a conferma del respiro internazionale del progetto di Alessio Natalizia, già accolto calorosamente oltremanica. Vi sono ovviamente abbondanti margini di crescita per la band di Alessio Natalizia, soprattutto a livello live, dove c’è ancora bisogno di un po’ di rodaggio (come confermato dalla comunque dignitosissima esibizione di marzo scorso al Circolo degli Artisti di Roma). Tuttavia, in “Banjo or Freakout” si riscontrano tante qualità artistiche ed un songwriting ispirato, che sapranno certamente coinvolgere l’ascoltatore.
73/100
(Livio Ghilardi)
28 aprile 2011
1 Comment
Gianvito
Bravo Ghirlanda. Aspetto il Ciddì nella mia mailbox fisica.