Share This Article
Pensare che un gruppo debba per forza essere legato a in qualche modo a quello che culturalmente, geograficamente e musicalmente la propria regione ha nel suo background è assolutamente sbagliato e fuorviante. Altrimenti in Sardegna non ci sarebbero i Love Boat. Il trio cagliaritano s’era fatto notare già nel 2008 con l’esordio, intitolato “Imaginary beatings of love” e pubblicato su Alien Snatch records.
“Love is gone”, che esce sempre per la Alien Snatch e vanta la produzione di Emanuele Boratto dei Movies Star Junkies, racchiude nove nuove canzoni, per lo più fedeli allo stile della prima uscita della band. In effetti questo disco aggiunge poco ma, allo stesso tempo, presenta dettagli più delineati e curati. I Love Boat collezionano una manciata di brani, che si presentano tutti come dei potenziali singoli, densi di melodie e ritmi accattivanti, racchiusi in quella solare e scanzonata miscela di power pop, beat e garage rock ormai marchio di fabbrica inconfondibile della band isolana. Questo “Love is gone” in gran parte rimanda a modelli stranieri dei quali si notano chiari segnali (come Black Lips o Harlem, per esempio), per altro verso costituisce una spia della notevole cultura garage rock da anni assai fervida nel centro-sud della Sardegna. Ma la musica del Love Boat colpisce soprattutto per il respiro internazionale, tanto che questo nuovo lavoro non sfigurerebbe di fronte a nessun album europeo o americano. Peraltro gli stessi tre musicisti sono spesso impegnati in tour che li portano in vari paesi del vecchio continente.
“My cousin’s place” è il pezzo con cui inizia questa breve ma intensa seconda corsa dei Love Boat, con i suoi ritmi trascinanti e i riff di chitarra ben calibrati e definiti. La formula che comprende solo tre strumenti (chitarra acustica, chitarra elettrica e batteria) paga bene anche stavolta. Il sound secco ed essenziale lascia tutta la scena alle atmosfere danzerecce e dalle atmosfere vagamente californiane racchiuse tra i solchi di “Love is gone”. E le altre otto tracce non si allontanano di molto da questo schema, aggiungendo melodie brit in stile Kinks in un paio di brani, come “Telling Jokes” e “Modern Ties”.
74/100
(Francesco Melis)
25 aprile 2011