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Caronte traghettava le anime nell’Ade. I morti attraversavano così le rive del fiume Acheronte per raggiungere l’altra riva. Chi non riceveva le onoranze funebri vagava tra la nebbia del fiume per cent’anni. Leggenda narra che alcune anime vive siano riuscite nell’impresa di essere traghettate dall’altra parte. Tra queste Enea, Ercole, San Paolo e Dante Alighieri.
Se gli Spread avessero avuto l’opportunità di permettersi questo particolare viaggio, si sarebbero divertiti a discorrere di Inferno con il sommo poeta. Non parliamo di satanismo o di sette religiose, ma di dolore e tormento, di condotta morale e spirituale intercalata dall’ironia. Il tutto attraverso la prospettiva del medico, colui che opera interventi e cure terapeutiche. Figura abituata ad osservare la stranezza della nostra costituzione fisica, che sa distinguere la linea che separa la vita dalla morte.
Il corpo di “C’è Tutto Il Tempo Per Dormire Sottosopra” viene così sezionato: da una parte roccambolesco rock d’autore, dall’altra schizofrenia in stato avanzato. Il tutto viene ricucito ricorrendo ai jack della chitarra, anestetizzato mediante vocalizzi che in alcuni casi si rifanno al Cornell degli anni migliori (l’irruenta “Merry Christmas And Happy New Fear”), in altri i Marta Sui Tubi più ispirati (“Moscerini Fiacchi”) o, addirittura, acuti che richiamano Serj Tankian (vedi alla voce “Trittico”). Mentre Caronte fischietta “Fin Che La Barca Va’” a mo’ di litania funebre, gli Spread ci deliziano con il loro macabro non-sense condito di irriverenza e giocosità. Particolarmente riuscite pure: “Flessibile”, dove il nevrotismo ugulare è ottimamente sorretto da chitarre debitrici allo stoner e In Guardia”, sorta di danza della morte musicata dagli Area ed eseguita dai Tomahawk. I Verdena citano spesso e volentieri gli Spread, Alberto Ferrari ha offerto il suo servizio nella masterizzazione del cd.
Ma non chiamateli protetti o raccomandati: se “Wow” è collocabile in una zona che sta tra il Purgatorio e il Paradiso, “C’è Tutto Il Tempo Per Dormire Sottoterra” ama scandagliare le grottesche fattezze dell’Inferno.
Disco di spessore, consigliato a chi ama sfidare la noia quotidiana e se stesso (come il sottoscritto, che si mangia le mani per avere giudicato arbitrariamente questo gruppo con il disco precedente).
79/100
(Matteo Ghilardi)
29 Aprile 2011