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Federico Fiumani è come un pesce dalle sette vite, un gentleman rivoluzionario, un contestatore rispettabile. Nell’occasione della data ormai “classica” annuale dei Diaframma al Calamita, Fiumani ha incontrato il suo pubblico nel pomeriggio del 30 aprile, presso Tosi Dischi 2.0 di Reggio Emilia. Questo è lo scambio di battute, non sbobinato in maniera fedele bensì per punti principali, che il sottoscritto ha avuto con il leader dei Diaframma, che dapprima ha suonato cinque brani con la chitarra acustica (iniziando con “Siberia”) e poi ha accettato gentilmente di rispondere a qualche mia domanda a favore di pubblico.
Visto che siamo in un negozio di dischi, partiamo da qui. C’era un negozio di dischi in particolare che era il tuo rifugio da adolescente?
Beh, certo. Si andava da Marquee Moon, a Firenze, e poi anche da Contempo. Al gestore del Contempo ruppi talmente tanto le balle che lo convinsi a produrci, fino a che editò il nostro primo ep, “Altrove”, nell’83. Come Contempo Records uscirono più di un centinaio di dischi, e chiuse sempre con noi, con il “Ritorno dei Desideri”. Si andava al sabato pomeriggio: dalle tre alle quattro c’erano i metallari, e noi non si entrava. I metallari erano gente che lavorava e aveva dei soldi, e infatti compravano molto. Quando loro uscivano, entravamo noi wavers, che a dire il vero non compravamo nulla. Si era molto divisi in categorie allora, e lo trovo giusto.
Visto che hai parlato del primo vostro disco… Vuoi darci un ricordo di Ernesto De Pascale, grande giornalista scomparso da pochi mesi e che ha prodotto “Siberia”?
Sì, era molto ben voluto ed aveva una grande cultura musicale. Ci produsse i primi due dischi, ma lui era molto più legato al blues. Nel tempo ci siamo persi di vista. L’ultima volta mi propose di ripubblicare i primi due dischi con allegato un dvd di un concerto di allora, ma visto che la registrazione di quel concerto ce l’avevo anch’io, lo pubblicai da solo. Comunque, riposi in pace.
E, sempre a proposito di dischi… c’è qualcosa che ti sta ispirando per il vostro nuovo disco?
Ho una dozzina di pezzi, ma ancora non è definito molto.
E qualche ispirazione per i testi?
Eh, infatti è quello il difficile…
Noi ci aspettiamo delle altre “Francesche”…
Ah sì? Beh, le donne mi ispirano sempre molto. Non è colpa mia, me l’ha detto anche il mio psicanalista: sono ossessionato dalle donne perché, avendo perso il padre da piccolo, sono stato cresciuto da due donne, mia madre e mia zia. Comunque, poteva capitarmi di peggio: nascere buho (ride).
Nei tuoi testi ritornano anche le città, oltre le donne…
Eh, è perché nelle diverse città ci stanno le diverse donne.
Come a “Vaiano”, c’era la zia che insegnava…
Vedi…
E in che città vivresti oltre a Firenze?
A Reggio Emilia, così potrei venire sempre in questo negozio di dischi! (applausi)
Mi hanno parlato molto bene del tuo concerto di qualche settimana fa al Viper, a Firenze, e una fan de Le Luci mi ha detto: “Peccato che dopo ci fosse Vasco Brondi”…
Ho fatto delle cose peggiori che aprire per Vasco Brondi. Però ti dico questo, che riassume il tutto: alla fine del concerto a me hanno dato tre volte meno il cachet di Brondi, ci vorrebbe più rispetto per gli anziani, cazzo. Almeno ci siamo tolti una soddisfazione con un fan de Le Luci che era lì dal pomeriggio aggrappato alla transenna per essere davanti: i nostri ultras lo hanno sbatutto e sbatacchiato per bene.
(Paolo Bardelli)
foto di Daniele Carretti
3 maggio 2011