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Gli aggiornamenti in tempo reale dal Primavera Sound di Barcellona: suoni, odori e considerazioni via sms dagli inviati kalporziani.
Ore 03:29. Una svedese mi ha rapito e portato nel front. Scaletta coraggiosa. THIS IS HARDCORE.
Ore 2:59. I PULP.
Ore 02:58. I DEERHUNTER sono l’oggi (cit.) sempre di più.
Ore 00:41. I DEERHUNTER ogni anno in un palco più grande. Primavera 2013 Placa Catalunya.
Ore 23:29. TWIN SHADOW@Pitchfork stage. Un dominicano dà una lezione di revival wave ai colleghi dall’altra parte dell’oceano. Best new act del Festival. Per ora. Difficile superarlo.
Ore 23:14. Gente che fugge per TWIN SHADOW cantando pezzi dei Belle ancora sull’altro palco. Primavera mood.
Ore 23:09. Impossibile rinunciare ai BELLE&SEBASTIAN. Anche se per un assaggio dal prato. Gli ideali non si rinnegano parte 2.
Ore 22:26. Un saluto a tutti gli INDIEGNADOS.
Ore 22:00. Sarà pure la controfigura splatter di Cobain, ma ARIEL PINK è la prova che il brutto può emozionare. Il dadaismo resiste.
Ore 21:45. No no no no no no no no. Modern Dance. PERE UBU annotated.
Ore 21:22. THE NATIONAL al tramonto. Ci vogliono morti.
Ore 20:55. Qualcuno stacchi l’impianto a M.WARD che qui c’è gente in religioso silenzio. JAMES BLAKE è Londra. Si fottano Cameron, matrimoni e fondoschiena reali.
Ore 20:31. La band di JAMES BLAKE sembra da oratorio come facce ma è il genere che i Radiohead dovrebbero fare al costo di perdere sciampiste e tamarri nell’utenza. AnestesiaC.
Ore 20:13. Regola n. 4: non stupirsi mai della notorietà imprevista degli artisti. Mezzora prima per vedere JAMES BLAKE. L’avevamo detto, il ragazzo di farà. Si è fatto.
Ore 19:57. Il misconosciuto JASON COLLETT nel palco giovani promesse Adidas Pro fa da sottofondo. Giovanissimo non pare. Sai com’è, è uno dei BROKEN SOCIAL SCENE.
Ore 19:54. San Miguel gelida davanti al mare per riflettere strategie di spostamento tra i palchi. Sovrapposizioni dolorosissime. Regola n. 3: evitare live interi.
Ore 19:01. THE FIERY FURNACES@Llevant Stage. Spilla sul petto. Gli ideali non si rinnegano.
Ore 18:44. Seduto sui gradini del nuovo Pitchfork Stage. Ieri: la carica dei Pil, le moine e la tecnica di Baths, il finale di The New degli Interpol (che qui sono praticamente Vasco Rossi), i volumi del Primavera (finalmente)… Ma soprattutto le biondine pseudo indie che non avevano palesemente idea di chi fosse Nick Cave (tanto sopra le righe a livello scenografico quanto parzialmente deludente quanto a resa complessiva), e l’australiana che vuole conversare alle 5 di notte… Infine, qualcuno mi dia un buon motivo per apprezzare i Flaming Lips, sono anni che tento ma non riesco (Francesco Marchesi)
Ore 18:31. Sarà lo spaziale visual tribal-futuristico ispirato alle opere di Robertson, ma l’auditorium è in viaggio verso l’infinito. SUFJAN un po’ replicante e un po’ sciamano.
Ore 17:28. Fiati. Blip. Orchestrazioni. Ballerine coriste. Sfondi siderali. Sufjan versione 3D. Benvenuti nel 2081.
Ore 17:10.Si alza un sipario trasparente. Sufjan è un angelo kitsch con tanto di ali giganti. Si morirà di pathos.
Ore 17:02. Si spengono le luci. SUFJAN STEVENS.
Ore 16:42. Non poteva finire con me fuori e decide di sciampiste a vedere Sufjan Stevens credendolo figlio di Cat. La democrazia radicale del Primavera ha funzionato.
Ore 15:25. Gran coda tra i disperati la cui prenotazione non ha vinto il sorteggio per Sufjan nel Forum. Ci si prova altrimenti si annegherà nella consolazione etilica.
Ore 14:52. Nonostante sia primomattino per chi ha aspettato la chiusura del Parc, in giro solo braccialetti viola del Festival. Starà mica diventando nazional-popolare?
(Piero Merola)
27 maggio 2011