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Quello che manca alle Vivian Girls è forse un po’ di talento in più, perché a rimanere incantati da una compilation di pop al femminile anni ’50 e ’60 ci vuole poco, ma farne poi una versione vivace non è così facile. Il trend è abbastanza sicuro e ti permette di mettere in piedi una decina di pezzi senza troppa fatica, ma se poi non ce ne metti per niente rischi di annoiare.
Così le Vivian Girls abbozzano melodie carine, ma poi le deviano all’ultimo momento lasciandole incompiute, con un suono né garage (leggi: irruente), né spectoriano (leggi: maestoso). La voce è nasale e annoiata e dà l’impressione di una che dice ti amo e vado a comprare il pane esattamente nella stessa maniera (quando invece Dum Dum e Best Coast sono un campionario di dolcezze e malinconie disarmanti).
C’è poi qualche brano palesemente tirato via senza nemmeno un luccichio, come per esempio questa “Take It As It Comes” che già nel titolo ha quel qualunquismo tipo te per me sei come un fratello che mi impedisce quasi tutte le volte di arrivare a sentirla fino alla fine.
Messa così sembra che non vada nulla per il verso giusto, ma di canzonette abbordabili ce ne sono, solo che sono tutte indecise se affondare il colpo o meno. L’eccezione è “Light In Your Eyes” che con un po’ di fango giovane e sonico e un organetto di quelli che ti salvano in tutte le occasioni fa pensare che la personalità delle Vivian Girls potrebbe giocarsi spostandosi su territori più precisamente anni novanta. Insomma, per non diventare macchiette manieriste come le Frankie Rose And The Outs potrebbero mettere da parte il riverbero e ispessire le chitarre quel tanto che basta. Tanto alla fine sta già arrivando anche quest’altro di revival, c’è sempre un’onda nuova da cavalcare.
50/100
(Lorenzo Centini)
11 maggio 2011