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Della Fania Records abbiamo già ascoltato e detto, ma la Strut ha voglia di ampliare o chiudere il discorso con qualcosa di definitivo e impegnativo. Doppio cd e grande selezione, dedicata agli eroi della rivoluzione Salsa newyorkese. Una sorta di “Greatest Hits” da dare in pasto ai neofiti, ai grossolani ballerini infrasettimanali in vena culturale e ai novelli ricercatori di suggestioni latino-metropolitane. E c’è molta roba a cuocere in pentola, quasi troppa. Dal celeberrimo all’underground, dal più vecchio al recente, dal prezioso al vano. Ma è storia, e la storia non è fatta solo di quello che c’interessa: molte cose importanti possono sembrarci in apparenza marginali o scontate e lo storico (il compilatore) non deve perdere di vista il racconto di ciò che è stato, allontanandosi il più possibile dal suo stesso pregiudicante gusto. Naturalmente c’è anche quello che potremmo definire volgarmente come standard salsa, ossia quel il ritmo melodioso e un po’ stucchevole su cui ballare (poi stigmatizzato nella versione commerciale del genere), ma c’è anche dell’altro, roba più dura e veloce, sperimentazioni su linguaggi afro, contaminazioni jazzistiche e improvvisazioni felicemente incatalogabili. Celebriamo il lavoro discografico di Johnny Pacheco e Jerry Masucci dal ’64 all’80, l’età d’oro della Fania Records, una label che ha saputo creare qualcosa di nuovo e d’importante nella storia della musica latina.
Per questo si mettono insieme le registrazioni di tutti gli artisti più rappresentativi dell’etichetta, dal supergruppo Fania All-Stars a Ray Barreto, dalla divina Celia Cruz a Willie Colon. Si mischia Salsa, Son, Boogaloo, Soul, Plena, R&b, Jazz latino e Pop, e ci si diverte, per far ballare, sorridere o sognare ricercando qualcosa di speciale, di non usitato, di reale e libero. Nasce così un suono unico, caratteristico: il fania-sound, intenso e metropolitano, ancorato alla tradizione e comunque interessato alla modernità. Ci sono brani molto particolari, come l’apertura a firma di Pacheco, “Dakar, Punto Final”, una semplice Pachanga, impreziosita da una calda tromba con una coda percussiva quasi jazzata, o il Soul Rock moderno e newyorkese di Joe Bataan (“Subway Joe”), una sorta di Surf macchiato di Boogaloo, con tanto trombone, coretto Doh-wop e stacchi aggressivi di fiati e percussioni. In “Marcy Marcy Baby” Ray Barreto gioca con un ritmo Funk, creando geniali accompagnamenti percussivi, per poi sfogare tutto il suo virtuosismo nella famosa “Indestuctable”. Ottimo anche il lavoro del portoricano Bobby Valentin, el rey del bajo (il re del basso), sia nella divertente “Use It Before You Lose It” (in cui si cita il famoso tema di Batman) che nel potente Soul malfamato di “Coco Seco”. C’è poi spazio per brani più classici, tra cui trionfa la diva della Salsa Celia Cruz e il sound esplosivo del trombone di Willie Colol, prorompente e trascinante in “The Hustler”, più canonico e tradizionale nell’allegra “Che Che Colé”. Suonano Salsa ordinaria anche Ismael Miranda con l’Orchestra Harlow e Richie Ray & Bobby Cruz. Quasi cantautoriali, invece, gli episodi in cui Hector Lavoe articola la sua potente voce a tempo di Salsa e Bolero (“Mi Gente” e “El Cantante”). A contaminare i suoni ci pensa poi Mongo Santamaria con la sua “O Mi Shango”, che procede modernissima e acida, shakerante e tribale, impreziosita da tastiere elettriche e ritmi suadenti, calienti. E poi c’è ancora Celia Cruz, accompagnata da Pacheco (nella superhit latina “Quimbara”) o dalla Fania All-Star (“Cuando Despiertes”), sempre zuccherosa e coinvolgente.
Se necessitate di una compilation per capire cos’è la Salsa, oltre alle scemenze commerciali che si sentono in giro, questo è il disco da avere. Questa è Ny Style, una cosa più seria, dove non ha importanza partire dall’unos o dal dos: è musica, si ascolta. Manca Tito Puente, ma ormai c’accis.
70/100
(Giuseppe Franza)
24 Giugno 2011