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“Corvo nella tomba”. Il duo danese (Sune Rose Wagner e Sharin Foo) piazza un corvaccio sulla sua quinta uscita e si lancia in un territorio di sonorità mai esplorato così a fondo. Dieci tracce di ispirazione dark new wave con vaghe escursioni psichedeliche e tappeti elettro-beat: una svolta.
“Recharge e Rivolt” è l’inno che scorta un passaggio solitario e un po’ nostalgico per territori calcati, e via via abbandonati del tutto, da comunità alternative dell’era acida. L’atmosfera da hall è pregna di suggestioni shoegaze che rimandano a Stone Roses e Velvet Underground. L’umore è decisamente buono, domenica mattina in un capannone abbandonato nella periferia remota, vetri in frantumi che lasciano filtrare i raggi del sole, riff e distorsioni altisonanti ma feedback tenuto sapientemente a bada. Si direbbe un rave organizzato sulle ali dell’ennesimo tentativo di “Ricarica e Rivolta”. Invece, di colpo, oltre quei finestroni, gli spettri del crepuscolo prendono a insinuarsi e ad avvolgere il paesaggio, rendendolo oscuro e sinistro: “Wait, a war in heaven I hate it when they forget To let people live”. “War in heaven” s’introduce come una tenera nenia ipnotica che poi si dischiude e si trascina lungo i suoi cinque minuti circa incantandosi qua e là in visioni psichedeliche, l’ombra di Syd Barret che sfila per un attimo oltre i cespugli, seguita da un corvo. Ma non sono più gli anni delle interminabili progressioni alla “Interstellar Overdrive”, e magari quella lì non è nemmeno l’ombra di Syd…
Oggi non ci sarebbe alcun dubbio in proposito: ma è Brandon Lee (alias Eric Draven), quello del “Corvo”! (Emo visioni). “Forget that you’re young” è un nuovo momentaneo risveglio acid house, con un tocco di tastiera alla Cure che rassicura alquanto, nonostante si continui a cadere e a crogiolarsi in uno stato d’animo fragile ed esitante: “Can I fall awake now? And I forget that you’re young”. Seguono “Apparitions”, “Summer moon” e “Let me on out”, tracce dirette ed essenziali e in cui i due ragazzi di Sønderborg si mantengono coerenti con la suggestione crepuscolare d’insieme, synth minimale e voci perennemente avvolte da fumi onirici. Con “Ignite”, difficile non dedicare un fuggevole pensiero agli slanci punk di Ian Curtis. A chiudere il Corvo nella tomba sono la cupa “Evil Seeds” e la delicata “My times up”, ballata apocalittica ma nell’essenza piena di un rassicurante sentimento di amore: “No gleaming stars in the sky now Rejoice of a young girl in my youth Come with me dear how i dare you The oceans will fall and kill us all”.
Superbo, romantico e decadente, la svolta dei Raveonettes è in fin dei conti un piacevole omaggio a generi e atmosfere da cui non può davvero dispiacere essere ancora avvolti e un po’ spaventati.
68/100
(David Capone)
12 luglio 2011