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Più che non uscire dagli Anni Ottanta in questo caso verrebbe da dire che se ne esce martoriati. L’immaginario dei ragazzi provenienti dallo stato del Louisiana è un rock decadente e cupo che parte dai Cramps e arriva ai Bauhaus incurante dell’acqua che è passata sotto i ponti. L’esordio “Cold Fish” datato 2009 aveva gettato luce nel caos ma è oggi che i ragazzi prendono consapevolezza dei loro mezzi e partoriscono un dischetto che l’etichetta In The Red (che già li aveva sotto contratto) non poteva lasciarsi scappare. D’altronde a chi non farebbe gola avere nei propri uffici i fratelli tossici degli Interpol? Ovviamente all’etichetta che fa della musica sporca, rumorosa e viva il suo marchio di fabbrica. “Mass Dream” a tal proposito è un disco urticante, pervaso da scosse elettriche e gotico allo stesso tempo; incede imperterrito e incurante dell’aurea derivativa scrollandosi le spalle con rabbia e sofferenza.
Claustrofobia che si trasforma in rock’n’roll, synth dall’oltretomba, riff ipnotici e voce disperata che nemmeno cerca redenzione; questi più o meno gli ingredienti nei quaranta minuti che si assomigliano (unico limite che scompare alzando il volume) e che non spiccano per originalità ma che sanno certamente colpire in punti nevralgici. Ora immaginate di vederli suonare nel vostro scantinato preferito, con le ragnatele al posto delle luci, i topi al posto del buffet e il caos al posto del relax. Attaccheranno scoordinati e violenti “Sleep Composite” e “Doppleganger” e tutto non vi sembrerà come prima. Anche se il prima è già esistito.
65/100
(Nicola Guerra)
21 luglio 2011