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Delegai l’acquisto dell’omonimo “Mariposa” nel 2009 ed oltre al cd ricevetti un invito a scattarmi una foto con il suddetto lavoro in mano; ne avrei tratto beneficio ricevendo in regalo un Ep con outtake, inediti e provini dalla lavorazione dell’album. La foto la scattai ma non la inviai mai. Errore dubitare della follia. Un giorno mi trovai ad uno spettacolo solo di Alessandro Fiori, paroliere e vocalist del gruppo toscano trapiantato a Bologna; rimasi estasiato da tanta dissacratoria ironia (nemmeno il Grillo dei tempi d’oro) e gli chiesi il vinile. Non lo aveva con se ma mi promise che se lo avessi pagato subito lui mi avrebbe spedito anche un mio ritratto. Ricordando l’errore passato accettai volentieri. Mai dubitare della follia. Nemmeno una settimana e il vinile girava sul mio piatto e una caricatura luciferina fa bella mostra in cucina, accanto alle noci e alle pesche (noci). “Semmai Semiplay” l’ho comperato invece “banalmente” in un negozio di dischi e me ne sono innamorato perdutamente in ritardo, perché ha un rilascio graduale di energia e schizofrenia musicale che solo svariati ascolti possono mettere in risalto. Così se inizialmente venivo rapito dalla melodia sghemba di “Pterodattili”, il funk robotico con coda psichedelica di “Black Baby Hallucination” e la marcetta pop di “Con grande stile” oggi lo sguardo ha allargato gli orizzonti e posso godere appieno di questi quarantotto minuti di musica libera, ironica e talmente fuori dagli schemi che qualsiasi paragone sarebbe fuorviante. Perché se lo stile a volte rimanda agli anni 80 dei Talking Heads più danzerecci, bisogna considerare l’effetto straniante dei testi visionari di Fiori uniti alla duttilità degli arrangiamenti di Enrico Gabrieli (Afterhours, Calibro 35) che si diletta come al solito fra fiati, glockenspiel, percussioni e cori. Un gran bel disco a cui si deve dare ascolto. Come alla follia.
70/100
(Nicola Guerra)
22 Agosto 2011