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Spesso parlano più le immagini che le parole; aprite il vinile di “Castelmania” e un bambino immerso nei giocattoli vi guarderà con aria spaventata. Supponendo che il pupo in questione sia John Dwyer, viene da pensare che di strada ne ha fatta parecchia la testa pensante dei Thee Oh Sees. A dimostrare ciò è l’immagine attuale dietro ai credits del disco che lo ritrae in solitaria, sorridente con una Sapporo in mano, mentre i suoi tatuaggi si godono il tramonto del sole californiano. Non è solo la crescita estetica e caratteriale del leader però quello che rende “Castelmania” un lavoro enorme, ma la capacità di mantenere l’innocenza in un mondo che non accetta debolezze. Già con il precedente “Warm Slime” si apprezzava la voglia di rifiutare cliché (i tredici minuti del brano posto in apertura potrebbero bastare) ove un genere come il garage spesso richiede per funzionare alla perfezione. Oggi la lancetta si sposta verso un pop colorato e caramellato, zuppo degli incubi (o sogni, dipende dai casi) che John faceva da bambino; ecco così che il rumore si mischia al candore e ciò che rimane è una melodia senza tempo che cresce ascolto dopo ascolto.
Difatti, se l’apertura di “I Need Seed” è un brano solare perfetto per un risveglio di mezza estate, il proseguo del disco (43 minuti per 16 brani) è un susseguirsi di sghembe litanie freak che tirano in ballo Syd Barret mascherato da Pierrot in “Pleasure Blimps”, i Black Lips che giocano a modellare Dylan nel deserto del Mojave in “AA Warm Breeze”, Donovan sul surf e Greateful Dead in una nuova San Francisco che mischia folk e psichedelia abbozzando jingle songs dal vago sapore fumettistico.
Disco perfetto per questa balorda estate che è già giunta al termine.
75/100
(Nicola Guerra)
30 agosto 2011