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In un mondo in cui alcuni hanno persino perso la fede nei Radiohead (Dio li salvi!), può benissimo essere che altri abiurino i Blonde Redhead, messi nel calderone dei “traditori” o dei “noiosi” e chissà perché. Noncurante di questi giudizi impietosi che si sentono in giro, per me il concerto di Modena della band newyorkese era tanta roba, il concerto del mese, quello che si attende e per cui ci si prepara, quello per cui si arriva là almeno un’ora prima sennò ci si agita, insomma… avete capito. E tutto questo nonostante il live fosse alla Festa del PD, gratis, e ciò non aiutasse l’atmosfera perché ci si immaginava già che potesse passare di lì la classica famigliola con passeggino con faccia più o meno schifata che scaricava istantaneamente te che vedevi la scena e, forse, l’artista sul palco che intuiva la scena. Sarà surreale ma io preferisco pagare, alle volte, ne va della preservazione del clima-evento. Comunque: la soluzione per evitare tutto ciò era stare nelle prime file, almeno ci si sarebbe potuti concentrare solo sui B.R. e basta, e così ci si apprestava a fare. All’entrata l’occhio cadeva sul cartellone degli eventi della Festa che era splendido perché sembrava un “Blonde Redhead featuring Susanna Camusso”: che con il cappellino all’indietro alla Cipputi sfoggiato in Piazza Navona qualche settimana fa la Susanna nazionale stesse per preparare una sua discesa in campo (musicale)?Niente Camusso, ovviamente, solo La Blanche Alchimie come gruppo di supporto, il che conferma (purtroppo) lo stato più o meno comatoso della nuova scena italiana. Jessica Einaudi ha un bell’aplomb e fascino, una voce puntuale, ma il progetto è (quello sì) noioso e distraente, quantomeno in una situazione del genere. La mancanza di una sezione ritmica rende la loro esibizione in una così ampia location (un palco piuttosto grande in un anfiteatro naturale) totalmente fuori luogo: gli abbellimenti pianistici di Federico Albanese dovrebbero far emergere le sfumature e invece quasi tutto si disperde. Problema di luogo, certo, ma anche di canzoni debolissime e di rinuncia: anche La Blanche Alchimie vive del pensare in piccolo che è il problema per cui in Italia, oggi, la scena la facciano i quarantenni. Ma dove ha sotterrato la rabbia, chi è ancora giovane? E comunque il problema più grosso delle canzoni del duo (sul palco accompagnati da un bassista) è che sembrano ballate degli Evanescence, e certamente questo non è il risultato voluto.
Il concerto che segue, quello dei Blonde Redhead, smentisce invece le carogne di cui si accennava all’inizio: l’iniziale “Black Guitar” si schiude, come suo solito, nello splendido ritornello cantato da Kazu dapprima con molta titubanza e poi con sempre più suadenza, e ci si ritrova nuovamente di fronte ad una band che ha attraversato decenni, che ora ha i capelli bianchi e qualche ruga ma che continua a fare una musica che definirei integerrima perché si sente che è quella che li rappresenta, ora, e che è per questo splendidamente onesta. La voce di Kazu sarà anche da “enfisema polmonare” ma che bella è? Forse non saranno tirati come “un tempo”, ma quanta classe trasmettono? Forse fanno troppi pochi pezzi vecchi ma chi è in giro che riesce a fare canzoni pop (le “nuove”, quelle degli ultimi due album, intendo) strutturate come se fossero canzoni rumorose? Chi è che riesce ad essere armonico nell’asimettria e raffinato nell’irregolarità come i Blonde Redhead?
Poco male che stavolta Kazu abbia scazzato il vestito (sempre bella, eh, ma sabato pareva un po’ un’indianina figlia di Toro Seduto…), che ad un certo punto si sia lamentata per il profumo emiliano dei campi (“letame”, le ha detto chiaramente Amedeo) e non per il fumo da concerti che era invece quello sì eccessivo, che abbia ammainato lei bandiera bianca dopo un paio di bis, tra cui “In Particular”, perché queste poche scivolate della giapponese si perdonano volentieri di fronte alla gran prova batteristica di Simone e all’incorruttibile voglia di suonare di Amedeo.
Forse saranno leggermente meno coinvolgenti dal vivo di quello che ci si potrebbe aspettare (ma chi li aveva già visti più volte come il sottoscritto lo sapeva…), però per me i Blonde Redhead sono talmente una sicurezza che mi piacerebbe miniaturizzarli tutti e tre e tenerli sul comodino come mascotte.
(Paolo Bardelli)
12 settembre 2011
foto in alto di zioWoody