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Se “He Makes Me Feel High” preannunciava un’estate memorabile, “Only In Dreams” esce a giochi finiti, in settembre. D’altronde lo sapevamo già dall’anno scorso che cantare il mare e gli amori stagionali riesce meglio ai Beast Coast. Dee Dee è un tipo diverso, a giudicare dalla carnagione non è proprio animale da spiaggia. Abbiamo da poco scoperto (compiaciuti) la sua fedeltà a Padre Morrisey e chi, come il sottoscritto, è iscritto alla mailing list del gruppo ha ricevuto pure le poesie di Dante Gabriel Rossetti e i video dei Cure che la dolcissima nerovestita invia ai fans tra baci e bacetti (dai, consentitemi di gongolare per tanta sdolcinatezza, una volta tanto).
La seconda prova delle DDG è allora un pizzico più ombrosa della precedente. A maggior ragione, dato che le asperità e l’irruenza post-adolescenziale di quei suoni casalinghi hanno ceduto il posto ad una band in carne ed ossa e soprattutto ad una produzione nettamente più curata. Ci hanno guadagnato? Ni, se è vero che il jingle-jangle figlio di decenni di indie-dream-pop delle nostre ha ora suoni cristallini e cori ben orchestrati da sfoggiare nella faretra. Ma, ugualmente, non dimentichiamo che una bella fetta del fascino di “I Will Be” risiedeva nell’apatia di una drum machine sempre uguale e nel legame più o meno consapevole col riot-punk al femminile dei ’90. Legame questo, se non reciso, quanto meno messo in secondo piano nei nuovi brani, ancora più sintonizzati su rilassate frequenze 60’s. Scorre così via la prima parte del disco, quella “veloce”, in cui sono guizzi di una buona qualità di scrittura (o di mestiere, fate voi) a salvare dall’anonimato canzoni come “In My Head” e “Heartbeat”, mentre il singolo “Bedroom Eyes” si rifugia in calcio d’angolo grazie al suo special e ad un “uh-oh-oh” che squaglia il cuore.
Sta allora alla traccia numero sette, quella “Coming Down” diffusa con largo anticipo dalla Sub Pop, il compito di raddrizzare la rotta, paradossalmente con sei minuti e mezzo posti a metà strada tra l’atmosfera sognante (e inquieta) dei Mazzy Star e i cuori spezzati (e speranzosi) delle Ronettes. Da sola, vale l’intero biglietto. Proseguendo, c’è posto ancora per una veloce galoppata figlia degli Smiths minori ,“Wasted Away”, per lo scrosciare rinfrescante di “Teardrops On My Pillow” e soprattutto per un’altra ballata superba, “Hold Your Hand”, che chiude i giochi con dolci onde di malinconia spectoriana. Onde in grado di far considerare mezzo pieno il bicchiere che abbiamo davanti. Ma sì, in fondo già mi sono pentito per aver sottovalutato l’EP precedente, ora forse non è il caso di lamentarmi troppo se “Only In Dreams” è un po’ meno frizzante dell’esordio.
70/100
(Lorenzo Centini)
9 settembre 2011