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Alla difficile prova del terzo album i Rapture arrivano tra mille difficoltà. Non sembrano però aver scosso troppo la band i dissidi tra Luke Jenner e Mattie Safer culminati con l’iniziale addio e il ritorno all’ovile del primo e il successivo addio definitivo del secondo. L’abbandono doloroso del bassista, da una parte, e il ritorno da tutti agognato sotto DFA, dall’altra. A ormai otto anni da quell’”Echoes” che fa ancora sognare, e ad addirittura cinque da “Piece Of The People We Love”, i Rapture hanno completato il processo di levigazione del suono.
Gli isterici e spigolosi canovacci funk e le convulsioni da punkettoni lasciano spazio a un’electro pop più pulito da facile presa dancefloor.
Merito e non demerito della produzione di Philippe Zdar dei Cassius che infonde un sound più europeo, più Phoenix e, decisamente, più digeribile per le masse all’album registrato tra Brooklyn e Parigi. “How Deep Is Your Love”, singolo di lancio, ha sconvolto subito per la classe di questi nuovi Rapture da pista.
“Sail Away”, messa così, è un classico pezzo Rapture con l’accattivante lagna di Jenner che cavalca il crescendo fino a un’esplosione che fa prefigurare dei remix cattivissimi. Stesso discorso per la splendida titletrack, sinuoso break a suo modo soul, da unici eredi legittimi dei Talking Heads. Perché se di house si parla in questi Rapture patinati, è certamente quella ante-litteram affiorata in “Remain In Light”. Se “Roller Coaster” suona a tutti gli effetti come un omaggio a quella New York di fine anni Settanta ammiccando anche ai Television, “Never Die Again” sembra una simbolica spallata della DFA a band come i Foals che negli ultimi anni hanno seguito con successo le traiettorie del filone.
“Miss You” mette invece in chiaro questa decisa virata nelle orbite più care a Hot Chip o Cut Copy. “Blue Bird” è il modo migliore per cogliere l’ammorbidimento dei Rapture del nuovo decennio. Gli unici brano in cui le chitarre sembrerebbero avere un ruolo finiscono per offrire effetti un po’ stranianti. “Blue Bird” risulta una sorprendente riedizione post punk dei Scissor Sisters, “Children” la versione sofisticata e ben suonata di uno dei mille tormentoni da gruppetto electro-pop inglese. E fin qui, tutto sommato, sempre di Rapture si potrebbe parlare.
È con l’apertura di “Come Back To Me” e quella detestabile fisarmonica da Shakira che un po’ si rabbrividisce e verrebbe quasi voglia di lanciare le cuffie dalla finestra. Così come si inizia a storcere il naso per la paraculaggine di “Can You Find A Way”. Ma la coesione del sound e la cura dei dettagli rende l’ascolto maledettamente gradevole e si è rapiti da queste soluzioni stilistiche tra il coraggioso e il kitsch.
Chiude in perfetto stile LCD Soundsystem, la ballata al piano “It Takes Time To Be A Man”.
E viene da pensare come anche “In The Grace Of Your Love” aiuti in fondo ad ammortizzare il lutto per lo scioglimento della band di James Murphy colmando quantomeno delle lacune emotive per i drogati di DFA.
75/100
(Piero Merola)
18 Settembre 2011